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Conte "blinda" Salvini: "Sulla Diciotti fu una scelta del Governo"

Il presidente del Consiglio, Guseppe Conte e il vice premier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini

Giuseppe Conte «blinda» Matteo Salvini sulla vicenda Diciotti ora all’esame della Giunta per le Immunità del Senato. E lo stesso fanno i ministri 5S Luigi Di Maio e Danilo Toninelli: scelta che sembra indicare l’ orientamento dei senatori 5 stelle a dire no alla richiesta del Tribunale dei ministri di Catania di processare Salvini.  La pratica sembrerebbe quindi risolta, se non fosse per l'allarme del Presidente della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi, secondo il quale «un reato può essere commesso da una
singola persona o da più persone come da un singolo ministro, da più ministri o dall’intero governo». «La persona in quanto tale
- sottolinea - è garantita dalla Costituzione senza distinzione tra cittadino e straniero e tra migrante e non migrante».

Un’implicita risposta alla lettera di Conte in cui il premier, a discolpa di Salvini, osserva che la sua condotta fu pienamente condivisa da tutto l’esecutivo. «Le determinazioni assunte in quell'occasione dal ministro dell’Interno - scrive il premier nella lettera allegata alla memoria di Salvini - sono riconducibili a una linea politica sull'immigrazione che ho condiviso nella mia qualità di presidente nel Consiglio con i ministri competenti, in coerenza con il programma di governo».

Intanto, in Giunta, duellano in punta di diritto l’ex Presidente del Senato e senatore di Leu Pietro Grasso e il Presidente della Giunta, Maurizio Gasparri. Al centro della disputa l’interpretazione del regolamento (art.135 bis) secondo il quale solo il diretto interessato, cioè Salvini, può presentare memorie difensive in Giunta. Grasso chiede che si dichiarino «irricevibili» i documenti firmati dai ministri Di Maio e Toninelli perché definiti «memoria» e intestati all’ organismo parlamentare.

In più, osserva, le due memorie configurano fatti diversi sui quali il Tribunale dei Ministri deve ancora pronunciarsi. Gasparri non condivide e osserva: «Il regolamento prevede che si acquisiscano memorie e documentì" senza specificare quale denominazione debbano avere «e così è stato. L’unico interlocutore resta Salvini che infatti ha allegato queste carte alla sua memoria». Quindi pone fine alla disputa ammettendo (senza far votare la proposta di Grasso) gli allegati all’esame della Giunta che, dopo 9 ore di esame (tra mercoledì e giovedì della prossima settimana) dovrebbe emettere il suo verdetto entro il 20 febbraio.

Intanto resta alta la tensione tra Pd e M5S. Ufficialmente il movimento fa sapere che deciderà in modo compatto solo dopo aver
letto le carte. Tuttavia, il capogruppo in Giunta, Mario Michele Giarrusso chiarisce che non c'è spazio per i dissidenti: «Il M5S
non è diviso tra ortodossi e garantisti: ci sono i dissenzienti e quelli che seguono la linea con il partito». Parole che suonano come una scomunica a chi, tra i 5S, non vede di buon occhio uno stop politico all’azione della magistratura.

 

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