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Manovra, parte la volata finale: restano le incognite del reddito di cittadinanza e delle pensioni

Luigi Di Maio

La legge di Bilancio si avvicina a rapidi passi al traguardo finale, ancora poche ore e i giochi saranno chiusi definitivamente a Montecitorio per consegnare la manovra alla firma del Capo dello stato e alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Comunque in tempo utile per evitare l’esercizio provvisorio.

"Perché approviamo la manovra il 29 dicembre? Perché dopo anni c'è un Governo che ha trattato con l’Europa ed ha
combattuto. In passato le approvavano prima perchè tagliavano e Bruxelles era contenta. Noi con questa manovra rimettiamo quasi 20 miliardi di euro nelle tasche degli italiani", commenta Matteo Salvini.

Restano le polemiche su un testo fatto e disfatto troppe volte negli ultimi giorni, prima del sofferto ok del Senato. Ma soprattutto l’incognita di quelli che nella sostanza rappresentano i due provvedimenti portanti di tutta la sessione di bilancio: il reddito di cittadinanza di Luigi Di Maio e la riforma della legge Fornero, con il varo di "quota 100", del leader della Lega.

Due capisaldi che però vedranno la luce solo a gennaio, con due distinti decreti. E che fino all’ultimo saranno al centro di un balletto di cifre che, almeno nelle ultime settimane, sembra averne cambiato gli originari obiettivi. Con strascichi che hanno tenuto altissima la tensione nella maggioranza gialloverde.

Il deficit a 2.04 concordato con Bruxelles - si attacca in ambienti della maggioranza - rischia di ridurre il potenziale peso specifico delle due misure. "Quota 100" paga sulla carta un prezzo alto e vede scendere i fondi a disposizione per il 2019 da 6,7 miliardi a poco meno di 4.

La riforma della legge Fornero dovrebbe partire con la primavera, assicura l’esecutivo. Resta il fatto che questo
decreto e quello sul reddito di cittadinanza (che ha subito un taglio di 1,9 miliardi e può contare su 7,1 miliardi) non sono ancora definiti nei dettagli.

E la rincorsa al 2.04 ha fatto circolare più di una indiscrezione su ulteriori limature, mirate alla riduzione delle platee e alla ridefinizione della tempistica. Solo la lettura dei testi svelerà i dettagli, soprattutto per la misura pentastellata.

Che, sempre nell’ottica del rispetto dello 2.04, potrebbe essere operativa - secondo alcune ricostruzioni - non prima del giugno 2019. Anche se i Cinque stelle assicurano che sarà confermato nelle linee generali quanto promesso: partenza a fine marzo, con un impegno fino ai 780 euro per i redditi più bassi.

Sia pure con paletti precisi: "Stiamo incrociando tutte le banche dati, stiamo incrociando i redditi, ovviamente se uno ha due o tre case, o due o tre macchinoni, non vedrà un centesimo di euro", spiega netto Salvini.

Quanto alla riforma della Fornero, il taglio di 2,7 miliardi, contro i 2 annunciati nelle settimane scorse, non comporta secondo il sottosegretario al Mef leghista Massimo Garavaglia modifiche sostanziali o ulteriori paletti: "Non c'è nessun problema né per quota 100 né per le altre misure esistenti", vale a dire Ape social, che si dovrebbe finanziare con alcuni fondi 'avanzati', e Opzione donna, il cui costo è relativamente oneroso. Vengono così confermati i capisaldi della riforma della legge Fornero, che però sarà triennale: potrà andare in pensione, tra il 2019 e il 2021, chi ha almeno 62 anni e 38 di contributi con una finestra trimestrale se lavoratore privato (la prima scatta ad aprile) e semestrale se pubblico. In questo caso l’uscita sarà a ottobre.

Intanto Luigi Di Maio lancia l’operazione "mani di forbice" per "continuare ad individuare gli sprechi, tagliando e
razionalizzando la spesa inutile" . E tra le priorità per i prossimi sei mesi inserisce anche il taglio del numero dei parlamentari".

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