Il tema, cruciale, dell'euro e della sua irreversibilità, sbarca al primo Consiglio dei ministri del governo guidato da Giuseppe Conte. Secondo fonti parlamentari sul tavolo della riunione a Palazzo Chigi sarebbe finito, infatti, l'ok dato il 30 maggio scorso dai parlamentari europei di M5S e Lega a un documento che prevede un supporto finanziario ai Paesi che vogliono negoziare l'uscita dall'euro. Il documento è stato presentato come emendamento alla risoluzione dell'Europarlamento sul budget Ue per il 2021-2017 e motivava gli aiuti economici previsti al fatto di "compensare i danni economici e sociali causati dall'essere membri dell'eurozona". A votarlo sono stati 6 eurodeputati leghisti e 13 (su 14) membri del gruppo del Movimento 5 Stelle. Alla fine l'emendamento ha incassato novanta voti contrari ed è stato bocciato dalla maggioranza dell'Europarlamento. Al primo Cdm di ieri il fatto, tuttavia, non è passato inosservato visto che l'atteggiamento che l'esecutivo terrà sulla permanenza dell'Italia nell'euro è stato uno dei nodi cruciali per la formazione del governo e tra le cause del "no" del Quirinale alla nomina di Paolo Savona a capo del ministero del Tesoro. Del resto, l'ipotesi di mettere sul tavolo di Bruxelles un "piano B" che includa l'uscita dall'euro per alzare la posta nei negoziati con Bruxelles è stata più volte balenata, in passato, da M5S e Lega. Anche se ben più morbido è stato il messaggio che il neo ministro dell'Economia Giovanni Tria ha voluto dare nelle prime ore del governo: "Nessuna forza politica vuole l'Italia fuori dall'euro", ha spiegato il ministro nel corso del ricevimento per la Festa della Repubblica al Quirinale.