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Governo, l'appello di Di Maio al Pd: ecco i punti in comune

Il leader M5S Luigi Di Maio

Dal lavoro alla povertà, dall’immigrazione alle tasse: sono i punti in comune tra M5s e Pd, tracciati da Luigi Di Maio in una lettera-appello ai Dem su cui costruire il programma di governo, in un «contratto alla tedesca per migliorare la qualità della vita degli italiani, per interpretare al massimo lo spirito della terza repubblica».

Nella lunga missiva sul Corriere della Sera, il leader del M5S si dice «fiducioso perché sulla carta ci sono tanti punti di convergenza», evidenzia che «non si tratta di alleanze», le quali implicherebbero scambi di poltrone, rivendica la «massima coerenza» tra quanto detto prima del voto e quanto fatto dopo, e assicura: «L'eventuale contratto a cui perverremo verrà sottoposto alla votazione dei nostri iscritti online sulla piattaforma Rousseau».

«Agli 11 milioni di italiani che ci hanno votato abbiamo garantito la continuità dell’Italia nell’Unione europea e monetaria», per perseguire «una profonda modifica dei vincoli di austerità, oltre che dell’impianto della governance economica e istituzionale europea», scrive Di Maio. «Dovremo superare il fiscal compact e avviare il percorso di definizione di un’unione fiscale per smantellare il sistema di elusione ed evasione. Questa impostazione è oggi condivisa anche dal Pd».

Parlando dei punti in comune - «obiettivi concreti che si possono tradurre in fatti, con tempi e procedure concordate» - sull'immigrazione «c'è la revisione del Regolamento di Dublino e l'equa ripartizione dei migranti tra tutti i Paesi dell’Ue», spiega Di Maio.

Sulla sicurezza, «c'è la comune volontà di aumentare le risorse per la cyber security e l’assunzione immediata di 10.000 nuovi agenti nelle forze dell’ordine». Nella lotta alla povertà, «i fondi del Rei non sono sufficienti e le politiche attive del lavoro non funzionano. Il reddito di cittadinanza risolverebbe entrambi i problemi», prosegue Di Maio, che cita anche la «pensione di cittadinanza per gli anziani». Per il lavoro «si può partire dal salario minimo orario», e creare nuovi posti «ad esempio con la banca pubblica di investimento per finanziare a tassi agevolati le Pmi».

Per il leader del Movimento è «necessaria la reintroduzione dell’articolo 18 come 'misura pontè, in attesa di una piena realizzazione del reddito di cittadinanza e della riforma dei centri per l’impiego: una flexicurity alla danese che, a regime, consentirà di superare le rigidità dei contratti di lavoro».
Sul fronte delle tasse, per M5S e Pd «il fine è lo stesso, un’intesa si può trovare», sostiene Di Maio, che vede convergenze anche sui costi della politica e l’efficienza della PA.

Nella sanità Di Maio si dice d’accordo nel ridurre le liste d’attesa, «ma occorre un serio incremento del Fondo sanitario nazionale e un piano di assunzioni per infermieri e medici». Sulla giustizia «entrambi vogliamo semplificare e ridurre i tempi dei processi attraverso l’applicazione del rito del lavoro e investendo nella digitalizzazione anche in ambito penale». Per la lotta a mafia e corruzione «si può realizzare una riforma complessiva dell’ordinamento penitenziario e la modifica del 416ter». «Capitolo a parte riguarda la legge sul conflitto di interessi che il Paese aspetta da troppi anni».

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