ROMA. Su binari vicini ma paralleli, in direzione Colle. Le feste di Pasqua non avvicinano né allontanano Lega e M5S, i due grandi protagonisti di un accordo di governo che appare ancora difficile, ma non impossibile. Matteo Salvini da Ischia e Luigi Di Maio da Pomigliano d’Arco non recedono dalle loro posizioni sebbene, nelle ultime ore, i due leader sembrano esser tornati a porre l’accento innanzitutto sui programmi, unico terreno di un potenziale incontro.
L’incontro tra i due leader, invece, non sembra si possa concretizzare a stretto giro. Quasi impossibile - anche per questioni logistiche - che il vertice Di Maio-Salvini si tenga martedì o mercoledì. Giovedì i due saranno a Roma ma organizzare un colloquio dal sapore dell’intesa nel giorno saliranno al Quirinale significherebbe certificare un’accelerazione nel dialogo che al momento non appare all’orizzonte. Possibile, a questo punto, che il vertice slitti a dopo il primo giro di consultazioni, magari anche alla settimana prossima.
Sui programmi, invece, qualcosa sembra muoversi. Nel giorno di Pasquetta Salvini raccoglie l’invito di Confindustria Russa e promette che, una volta al governo, eliminerà «le assurde sanzioni» contro Mosca, che «stanno causando un danno incalcolabile all’economia italiana». Punto che vede il M5S sostanzialmente d’accordo sebbene su posizioni di maggior equilibrio tra Ue e Russia. Un equilibrio che, negli incontri con le ambasciate dei Paesi europei in Italia avvenuti nei giorni scorsi, i «delegati» per gli Esteri Manlio Di Stefano e Emanuela Del Re hanno tenuto a sottolineare, marcando così una certa - e più rassicurante, per Bruxelles - distanza dalle più radicali posizioni leghiste.
Sempre oggi il blog del M5S lancia, con un post della candidata ministro dell’Interno Paola Giannetakis, la proposta di rivedere le misure anti-terrorismo in Italia. «Il terrorismo home-grown è un fenomeno ancora sommerso, quindi è ragionevole prevedere una sua crescita e non una scomparsa», spiega Giannetakis soffermandosi sulla necessità di mettere in campo procedure di identificazione veloci per i migranti. «I dispositivi adottati fin qui a breve non riusciranno a rispondere con la stessa efficienza», è la tesi con cui il M5S si allontana dalla linea Minniti facendo un passo verso la Lega proprio nel giorno in cui tutto il centrodestra si ribella alla decisione di Israele di trasferire oltre 16mila migranti in Paesi occidentali, tra cui l’Italia.
Eppure i veti incrociati tra Salvini e Di Maio restano, con il Pd che, almeno per il primo giro di consultazioni, non smetterà la sua veste di opposizione. Salvini salirà al Colle nella veste di leader della coalizione vincente il 4 marzo. Una coalizione alla quale non vuole assolutamente rinunciare per un accordo con il M5S, fermo, invece, sulla volontà di non trattare con Silvio Berlusconi. Di Maio, pur avendo negli ultimi giorni smussato la forma del suo ragionamento, non si allontana da un principio ribadito anche nel saluto di Pasqua ai suoi elettori: "la sfida più importante è formare un governo rispettando la volontà popolare. Non si fanno passi indietro». Parole che domani ripeterà anche all’assemblea dei gruppi che si riunirà nel pomeriggio mentre oggi il capo politico del Movimento si limita a rilanciare il discorso di insediamento alla presidenza della Camera di Sandro Pertini, e in particolare il passaggio sull'onestà. Era il 1968 ma per Di Maio è anche uno degli strumenti chiave per evitare che i suoi elettori si sentano traditi.
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