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Niente scuola per i non vaccinati, ma in Sicilia è pronta una proroga

PALERMO. «In attesa di conoscere con esattezza i dati tecnici sul rischio sanitario, lunedì farò pervenire a tutti gli istituti dell’Isola una nota nella quale chiediamo a presidi e dirigenti di accogliere i bambini non vaccinati fino al 31 marzo». È la decisione dell’assessore regionale all’Istruzione, Roberto Lagalla, presa «in comune accordo con l’assessorato alla Salute», dopo il termine dell'adempimento vaccinale per gli alunni della scuola dell’infanzia e dell’obbligo, scaduto ieri in tutta Italia. E al momento è l’unica certezza che arriva dalla Regione: la settimana prossima, alla riapertura degli istituti siciliani, chi non è stato immunizzato potrà comunque entrare in aula, in attesa di nuovi provvedimenti.

Invece, per conoscere nel dettaglio quanti bambini non sono stati coperti dai 10 vaccini previsti dal decreto Lorenzin, bisognerà aspettare ancora qualche giorno, il tempo che report e cifre passino dai database delle scuole alle Asp, e poi agli uffici regionali. Nell’attesa, la decisione di Lagalla e dell’assessore Ruggero Razza, potrebbe far storcere il naso a qualche preside, ma anche e soprattutto al ministro della Salute, visto che la circolare emessa da Roma lo scorso 27 febbraio parlava chiaro: superato il 10 marzo, anche le autocertificazioni consegnate prima dell’anno scolastico vanno sostituite con la certificazione «comprovante l'avvenuta vaccinazione», e i bambini «fuorilegge», quantomeno quelli al di sotto dei sei anni, potranno essere ammessi in classe solo quando le rispettive famiglie avranno presentato i documenti che attestino l’immunizzazione o la prenotazione della stessa presso i distretti sanitari.

Come spiegare, dunque la scelta della Sicilia? Lagalla ricorda che «le circolari ministeriali non hanno carattere perentorio» e rassicura che nell’Isola «la copertura complessiva vaccinale della popolazione infantile è talmente alta da escludere qualsiasi rischio per la cosiddetta immunità di gregge. D’altronde, se i bambini vaccinati sono rimasti insieme nelle stesse aule fino ad ora, non vedo cosa possa cambiare da qui alla fine del mese». Ma dopo il 31 marzo, cosa accadrà a chi non ha ancora rispettato l’obbligo? Questo, spiega l’assessore, «è ancora da decidere, di certo avremo un quadro più chiaro, i presidi ci comunicheranno chi sono gli inadempienti e noi ci muoveremo di conseguenza, anche con le multe per i genitori».

Sanzioni che, secondo quanto previsto dalla circolare ministeriale, per i ragazzi da 7 a 16 anni che frequentano la scuola dell’obbligo possono variare da 100 a 500 euro, mentre, come detto, per i minori al di sotto dei questa fascia d’età dovrebbe scattare direttamente l’esclusione dalle classi. La stessa circolare dispone per le regioni due possibili procedure, a seconda che abbiano o meno aderito all'anagrafe vaccinale informatizzata, che permette agli istituti scolastici di ricevere i dati sulle vaccinazioni direttamente dalle Asl. I territori che non hanno l'anagrafe seguono la procedura standard, per la quale devono essere le famiglie a presentare alla scuola i documenti sulle vaccinazioni, avvenute o prenotate presso la Asl dopo il 10 marzo. In caso di mancata presentazione, entro il 20 marzo i dirigenti scolastici devono scrivere alle famiglie invitandole a presentare i documenti, ed entro il 30 aprile devono informare di conseguenza le Asl.

Per le regioni dotate di anagrafe (è il caso della Sicilia) vale invece la procedura semplificata: gli istituti scolastici possono dialogare direttamente con l’Asl e non è quindi necessario che siano le famiglie a presentare i documenti relativi alle vaccinazioni. Quanto al numero di bambini che non hanno ancora fatto i vaccini, impossibile al momento avere un quadro chiaro a livello nazionale, ma sulla base di dati non ufficiali del ministero della Sanità, gli esperti stimano che in Italia ci siano ad oggi tra i 20 e i 30 mila bimbi sotto i sei anni non in regola. Cifre da prendere con le pinze, come quelle che emergono dalla Sicilia, dove è difficile scattare una chiara fotografia della situazione.

In territorio palermitano, spiega Nicola Casuccio, direttore del servizio epidemiologia dell’Asp, «al netto delle persone che hanno certificato alle scuole la prenotazione del vaccino presso i nostri centri, i bambini sotto i sei anni non ancora immunizzati saranno al massimo un migliaio», un numero «bassissimo», che per il direttore generale dell'Asp di Palermo, Antonino Candela, «testimonia quanto è stato capillare il nostro lavoro e come i genitori abbiano risposto bene al decreto legge». A Trapani, Gaspare Canzoneri, direttore dell’Unità operativa complessa della Asp, aspetta i dati definitivi, «che arriveranno dalle scuole entro lunedì», ma prevede già «solo 300 minori ancora senza copertura». Quote che si alzano, e di molto, a Catania, dove gli uffici sanitari stimano che un 10 o 15% dei circa 30 mila piccoli che frequentano l’asilo non sia in regola, soprattutto per quanto riguarda la vaccinazione anti morbillo-parotite-rosolia. Si tratta di 4.500 bambini.

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