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Renzi frena sulle larghe intese: "No ad accordi con gli estremisti"

Matteo Renzi

ROMA. Paolo Gentiloni "potrà giocarsi le sue carte anche in futuro". La mette così, Matteo Renzi. Non è la candidatura formale del premier al "bis" che riservatamente più d'uno tra i big del Pd gli ha caldeggiato. Ma il segretario riconosce: "Decide Mattarella" e Gentiloni ha chance. Lo fa all'indomani dell'endorsement di Romano Prodi, mentre dalle fila del Pd Dario Franceschini e Andrea Orlando raccolgono l'assist del Prof per rilanciare l'unità del centrosinistra come traguardo del "dopo".

Renzi però frena su larghe intese ad ogni costo: "La stabilità non vale l'accordo con gli estremisti". A due settimane esatte dal voto, con il vento contrario dei sondaggi, Renzi combatte contro la concorrenza a sinistra, la tentazione astensionismo dei moderati e il disfattismo dei suoi. Perciò in un affollato comizio a Roma, lancia innanzitutto l'appello ai Dem a "scrollarsi di dosso la rassegnazione", perché i sondaggi "sbagliano". E poi lancia il suo appello ai cattolici, sul cui voto pesano leggi come unioni civili e biotestamento: "Probabilmente c'è una frattura ma faccio un appello alle persone che vivono parrocchie e realtà associativa. Siamo al bivio: il centrodestra non è a trazione moderata", scandisce Renzi scatenando le reazioni indignate della destra e la 'concorrenza' degli alleati centristi di Civica popolare.

La "carta Prodi" il segretario Pd se la gioca invece per convincere gli elettori di sinistra che votare "il partito di D'Alema" vuol dire "avvicinare Salvini a Palazzo Chigi". Renzi, citando Indro Montanelli, invita al voto utile anche "a costo di 'turarsi il naso'". E così scatena l'ironia di Leu. "La notizia è che Prodi vota Insieme, non il Pd", incalza anche Pietro Grasso. Il leader Dem non se ne cura: "Prodi ha detto parole importanti, non posso che esserne contento". E nega, Renzi, di esserci rimasto male per non essere stato citato dal Prof nel discorso di Bologna al fianco di Gentiloni. Ma puntualizza: "Che sia riconosciuto o no, i risultati di questi anni restano, non li cancella nessuno". Ma mentre Prodi rivolge un appello ai partiti a cambiare la legge elettorale come primo atto della prossima legislatura, Renzi difende il Rosatellum.

Gentiloni intanto, commentando le proposte di Confindustria, afferma che l'Italia "merita una seconda stagione di riforme" da scrivere "insieme" per non "sperperare i risultati raggiunti". Il premier, sottolinea Andrea Orlando, "è capace di riconnettere con il Paese". Dopo il voto, osservano sia dalla minoranza che da ambienti della maggioranza Dem, ha il profilo adatto per avviare la ricostruzione dell'unità del centrosinistra invocata da Prodi, sia in un'alleanza di governo che nel partito. Ma Renzi nega ogni contrapposizione ("Noi non litigheremo mai"), elogia l'impegno di Gentiloni in campagna elettorale ("Gli faccio pubblicità, è candidato nel collegio Roma 1") e spiega che il valore aggiunto del Pd nel rush finale non saranno "le comparsate tv del segretario" ma un "radicale porta a porta" e i ministri in campo per contendersi "i 70 collegi in bilico".

In tv Renzi, che fa autocritica sull'essere stato "un po' arrogante", si presenta con Marco Minniti, a smentire la tensione dopo l'apertura del ministro a un governo di unità nazionale. E mentre Minniti tranquillizza su possibili interferenze degli hacker nel voto, il segretario afferma: "Io sto con Minniti sulla sicurezza e ci costituiremo parte civile contro Traini". Larghe intese o governo di unità nazionale? "La distinzione delle formule non la capisco", risponde Renzi. Ma dico 'mai con gli estremisti' e Berlusconi si è appena fidanzato con Salvini... Comunque decideranno il Parlamento e Mattarella".

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