PALERMO. Fatto l’accordo per ridurre gli stipendi all’Ars. I sindacati e Giorgio Assenza, rappresentante del consiglio di presidenza del Parlamento, si sono stretti la mano sulla proposta - anticipata dal Giornale di Sicilia e da Gds.it la settimana scorsa - che riporta il limite massimo a 240 mila euro annui ma tiene al di fuori dalla busta (e quindi dal tetto) le indennità di funzione, di lavoro notturno e festivo.
La riunione di stamattina si è conclusa con questa stretta di mano. Poi Assenza ha portato in consiglio di presidenza l’accordo per ricevere la ratifica politica, visto che la proposta originaria del Parlamento era quella di riproporre tout court il tetto dei 240 mila euro annui. Ottenuto il via libera del consiglio di presidenza, Assenza riporterà formalmente il testo dell’intesa ai sindacati che avranno una settimana circa per aderire.
Nei corridoi dell’Ars si dà già per scontata l’adesione all’accordo della maggioranza dei sindacati. E per questo motivo l’intesa può considerarsi siglata.
Ma quanto vale questa intesa? I calcoli sono top secret ma alcune cose sono note. Reintroducendo tout court il tetto da 240 mila l’Ars avrebbe risparmiato quasi un milione all’anno. Le indennità extra che stamani i sindacati hanno formalmente riconquistato valgono in totale circa 250 mila euro. Dunque l’Ars risparmierà 750 mila euro invece di un milione.
Per capire il valore politico della vicenda bisogna però fare un passo indietro. A dicembre è scaduto il primo accordo, siglato nel 2014, che ha limitato gli stipendi a 240 mila euro. Da gennaio si è quindi tornati a buste paga annuali che in qualche caso (per circa 5 dirigenti) arrivano a sfiorare i 340 mila euro e in altri casi superano i 200 mila. Questo perché sono caduti anche i tetti intermedi, quelli che regolavano i limiti per le varie qualifiche dei 180 dipendenti a tempo indeterminato del Parlamento.
A questo punto - dopo le polemiche e soprattutto dopo i ripetuti appelli dei vescovi e dei sacerdoti palermitani guidati da padre Cosimo Scordato - l’Ars ha deciso di riproporre integralmente i tetti scaduti a dicembre. E con questa proposta Giorgio Assenza, delegato dal presidente Gianfranco Miccichè, si era presentato martedì scorso al tavolo sindacale. Oggi i sette sindacati hanno rilanciato chiedendo l’esenzione dal tetto delle indennità.
Se, come scontato, martedì ci saranno le firme, i nuovi tetti entreranno in vigore da marzo e dunque anche a febbraio i dipendenti riceveranno una busta paga maggiorata. Dovrebbe essere l’ultima volta.
"Altro che tetti agli stipendi dei dipendenti, l’ufficio di presidenza, lasciando fuori dai conteggi le varie indennità, di fatto ha ritoccato verso l’alto le buste paga, tant’è che alcune figure arriveranno a percepire somme che oscillano intorno ai 300 mila euro l’anno", il M5S commenta in questo modo la decisione dell’ufficio di presidenza di palazzo dei Normanni.
“Giocando sulle varie voci della busta paga e tenendo fuori dai tetti le varie indennità – dice Giancarlo Cancelleri – l’ufficio di presidenza ha aggirato il limite di 240 mila euro, portando alcune retribuzioni di figure apicali a sforarlo abbondantemente”.
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