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Micciché votato anche dal Pd, Raciti: "Colpita la nostra credibilità"

Fausto Raciti

PALERMO. Nel Pd siciliano il clima è pesante. L’elezione di Gianfranco Micciché alla presidenza dell’Ars con 39 voti racconta che Forza Italia ha potuto contare sulle preferenze anche dell’opposizione.

Già ieri, subito dopo il voto, da più parti nel Partito democratico era emersa la polemica e anche Fausto Raciti, il numero uno del partito nell’Isola, non risparmia una critica pesantissima: "Chi si è assunto la responsabilità, a viso aperto o nel segreto dell'urna, di consentire questo (l’elezione di Micciché, ndr) - dice - non ha fatto una scelta istituzionale, ma politica che colpisce la credibilità del Pd e del centrosinistra a vantaggio dei nostri avversari alle elezioni politiche, e il buon funzionamento delle istituzioni. Chi ci ha dato fiducia, non merita questo trattamento".

Secondo i calcoli di Raciti se oggi Micciché è presidente dell'Ars lo deve a sei parlamentari eletti tra le fila del centrosinistra. “Ora è chiaro – aggiunge il segretario dem - perché la maggioranza riteneva di poter imporre le proprie condizioni alle forze di opposizione”.

Non è più tenero l’ex assessore alla Sanità, Baldo Gucciardi, deputato Pd a Palazzo dei Normanni, che bolla quello dei colleghi franchi tiratori come "un gesto inaccettabile e ingiustificabile che mette in discussione la base stessa della convivenza all'interno del partito. Senza un chiarimento profondo e reale difficilmente potrà essere sanata questa ferita".

Sulla stessa linea, un altro assessore della giunta Crocetta, Anthony Barbagallo: "I due parlamentari di Sicilia Futura ed i quattro parlamentari del Partito Democratico che, a voto segreto, hanno votato il coordinatore regionale di Forza Italia quale nuovo presidente dell'Assemblea regionale, hanno tradito il centrosinistra e i suoi elettori".

Con questa atmosfera, dopo l'elezione del presidente dell'Ars, la partita si sposta sui due vice, i tre questori e i segretari. Il completamento dell'ufficio di presidenza verrà votato domani pomeriggio. Un passaggio, dunque, che non si annuncia affatto facile, in considerazione proprio della spaccatura nel Pd e con i quattro deputati che hanno rotto il patto.

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