PALERMO. Gianfranco Miccichè è stato eletto presidente dell'Ars ricevendo il sostegno ufficiale dei due deputati di Sicilia Futura e con il voto segreto di quattro deputati del Pd. E nel partito democratico scoppia la polemica, con forti accuse di tradimento.
Il primo a "fare i conti" è Antonello Cracolici, deputato Pd ed ex assessore all'Agricoltura: «I conti si fanno in fretta, il Pd ha 11 deputati e il nostro candidato ha raccolto 7 voti: ci sono stati 4 utili idioti. Mi spiace e sono amareggiato per quello che è successo, qualcuno ha voluto fare il soccorritore di un vincitore preventivo che ce l’ha fatta comunque a prescindere da questi voti che evidentemente sono stati ininfluenti ai fini dell’elezione di Gianfranco Miccichè». Il candidato «di bandiera» del Pd era il parlamentare dem Nello Di Pasquale, che ha ricevuto sette voti, a fronte degli 11 deputati dem. «Prendiamo atto - ha concluso Cracolici - anche alla luce del voto dei deputati di Sicilia Futura che il centrosinistra non ha tenuto la barra».
Sulla stessa linea il deputato regionale del Pd, Anthony Barbagallo che sulla sua pagina Facebook parla di "tradimento": «I due parlamentari di Sicilia Futura ed i quattro parlamentari del Partito Democratico che, a voto segreto, hanno votato il coordinatore regionale di Forza Italia quale nuovo presidente dell’Assemblea regionale, hanno tradito il centrosinistra e i suoi elettori».
Ci va duro anche Giuseppe Lupo, di AreaDem: «Sono dispiaciuto e amareggiato per la spaccatura del Pd in aula. I 4 deputati del Pd che hanno tradito la decisione unanime assunta dal gruppo di votare Nello Dipasquale devono vergognarsi e chiedere scusa ai cittadini che li hanno eletti. Credo che adesso bisogna ripartire rilanciando le ragioni dell’unità all’interno del partito e in particolare nei circoli sul territorio definendo una linea politica chiara che deve guidare l’azione del gruppo parlamentare all’Ars - sostiene Lupo - credo sia giunto il momento di ridare nel Pd la parola agli iscritti e agli elettori per fare chiarezza e superare ogni divisione e ambiguità».
Il voto di sostegno a Micciché viene considerato un vero e proprio danno al Pd. La pensano così Antonio Rubino, responsabile regionale dell’organizzazione Pd e il segretario regionale Fausto Raciti. Il primo rileva che «chi, fra i parlamentari del Pd, si è reso protagonista del sostegno al capo di Forza Italia, ha fatto un danno al nostro partito. Alla vigilia della campagna elettorale per le elezioni politiche - aggiunge Rubino - è da irresponsabili segnare l'esordio in Parlamento minando la credibilità del partito. Evidentemente c'è gente che non sa cosa vuol dire stare in un partito, o meglio nel Partito Democratico. Mi auguro che questi signori abbiamo la 'dignità' di togliersi la maschera del voto segreto e di chiedere scusa alla nostra gente per il danno incalcolabile che hanno fatto al Pd, a Matteo Renzi ed a tutti noi». Per Raciti «sia il voto di ieri che quello di oggi hanno dimostrato che il centrodestra non era autosufficiente nel determinare l’elezione del presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana e che era dunque giusto chiedere un’intesa istituzionale che riconoscesse la dignità politica delle opposizioni, così come abbiamo ripetutamente chiesto alla maggioranza. Se il capo di Forza Italia in Sicilia oggi è presidente dell’Ars lo si deve a 6 parlamentari eletti tra le fila del centrosinistra. Ora è chiaro perché la maggioranza riteneva di poter imporre le proprie condizioni alle forze di opposizione. Chi si è assunto la responsabilità, a viso aperto o nel segreto dell’urna, di consentire questo - aggiunge Raciti - non ha fatto una scelta istituzionale, ma politica che colpisce la credibilità del PD e del centrosinistra a vantaggio dei nostri avversari alle elezioni politiche, e il buon funzionamento delle istituzioni. Chi ci ha dato fiducia, non merita questo trattamento».
In una nota il deputato del Pd Nello Di Pasquale spiega il perché della sua candidatura: «La mia, voglio chiarirlo, altro non era che una candidatura di servizio: mi era stato detto che sarebbe stata utile al partito e ho accettato senza esitazione. Evidentemente alcuni colleghi non hanno gradito e condiviso. Sarebbe stato sufficiente dirlo per tempo e li avrei sollevati dall’imbarazzo di dover votare qualcun altro invece del sottoscritto, evitando di candidarmi alla Presidenza dell’ARS. Poco male: il Partito Democratico è una forza politica unita, nonostante l’episodio odierno, e faremo valere il nostro peso nel Parlamento Regionale, anche dall’opposizione».
In serata è intervenuto l'ex assessore alla Sanità, Baldo Gucciardi: «Oggi i quattro franchi tiratori del PD all’Ars hanno inferto un colpo mortale alla credibilità del partito, della politica e delle istituzioni parlamentair. Oltre al disappunto per aver tradito un deliberato unanime del gruppo parlamentare del PD anche l’indignazione per un gesto inaccettabile e ingiustificabile che mette in discussione la base stessa della convivenza all’interno del partito. - aggiunge - Senza un chiarimento profondo e reale difficilmente potrà essere sanata questa ferita che turba non soltanto la dirigenza del PD ma migliaia di militanti che increduli esigono le scuse di chi ha ritenuto di violare le regole più elementari del nostro partito».
Il recordman di preferenze all'Ars, Luca Sammartino prova a spegnere il fuoco: “L’area renziana del Pd era, fin dall’inizio e in linea con ciò che ha sempre fatto, favorevole ad un accordo istituzionale di alto profilo e contraria a qualsiasi accordo con i 5 stelle proposto, invece, da altri esponenti del partito. Certificata l’impossibilità di un accordo che uscisse dalle logiche spartitorie e fosse frutto solo dell’interesse della Sicilia siamo confluiti su un candidato presidente espressione proprio dell’area renziana come Nello Dipasquale. Chi ha scelto diversamente nel segreto dell’urna si assume la responsabilità, personale e politica, delle sue scelte e dei suoi, eventuali, accordi sotterranei. Non vogliamo, tuttavia, inscenare una caccia alle streghe che si concluderebbe facilmente con un risultato ovvio per chiunque sappia fare due più due. Non ci stiamo al gioco dei sospetti e ricordiamo, ancora una volta, che il candidato ‘tradito’ era il nostro. Continuare su questa polemica sarebbe sterile. E’ opportuno, invece, che si recuperi subito uno spirito di unità in aula per la gestione delle legislatura nel rispetto dei ruoli di maggioranza e opposizione che sono profondamente diversi ma entrambi importanti”.
Accuse al Pd anche da parte delle altre opposizioni: «Quante prove servono ancora agli italiani con i paraocchi? Quante? Cosa deve succedere per smettere di votarli una volta per tutte? Miccichè, no dico, Miccichè è stato eletto Presidente dell’Ars, grazie al voto di 4 deputati del Pd. Sono la stessa cosa lo capite o no? Il Movimento si merita un’occasione. Ci infangheranno questi "inciucisti» professionisti». Lo scrive Alessandro Di Battista del M5S. «La verità è una sola: Pd e Fi, cioè il Partito Unico, se la stanno facendo sotto», attacca. A commentare è anche il gruppo del Movimento 5 Stelle all'Ars: «Berlusconi ordina il Pd esegue. Il voto di oggi dimostra palesemente che l’inciucio di parte del Pd con la maggioranza è stato fatto. Il patto dell’arancina - dicono i deputati M5S - si allarga al Pd. Noi abbiamo provato a dare un nome di garanzia istituzionale, ma i partiti hanno preferito continuare a coltivare i propri orticelli, puntando, evidentemente a qualcosa in contropartita. Se il buongiorno è questo, i siciliani hanno veramente pochissimo da aspettarsi da questa legislatura. Non vorremmo arrivare a rimpiangere il disastroso governo Crocetta, ma, purtroppo, i presupposti ci sono veramente tutti».
L'analisi del deputato regionale dei Cento Passi Claudio Fava è rivolta a tutto il centrosinistra: «Noi dei Cento Passi siamo stati accusati in campagna elettorale di un’aristocratica solitudine, poi in aula al primo voto per la presidenza dell’Ars il centro sinistra dimostra una sua fragilità profonda: metà dei voti (quattro del Pd e due di Sf, ndr) sono andati al candidato del centro destra. Ho votato me stesso per la presidenza dell’Ars, non per esibizione - spiega - ma perché era l’unico modo per sottrarmi al clima di questa elezione».
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