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Alfano: "Non mi ricandido per dimostrare di non essere attaccato alla poltrona"

ROMA. "Io 4 anni fa di questi tempi ho rotto con Berlusconi, è stata una rottura veramente dolorosa. Le cose nel Paese con il governo in cui siamo stati sono andate meglio. Ma ogni volta che ho rivendicato ciò mi si diceva che avevo dato stabilità non al governo ma alla mia poltrona Allora ho pensato che oltre alle parole ci vogliono i gesti, e l'unico gesto è: "ritenete tutti che fossi attaccato alla poltrona?", bene io lascio la poltrona di ministro e deputato". Lo afferma il ministro degli Esteri Angelino Alfano a "1/2h in più".

"In Sicilia il segnale è stato quello per cui ho fatto le liste pulite e non siamo entrati in Parlamento, e ciò mi ha molto addolorato da siciliano. Abbiamo preso il 4,2%, quei voti sarebbero stati sufficienti per garantire il 3% nazionale. Ma noi abbiamo fatto le liste pulite e non siamo stati premiati". Questo, aggiunge Alfano, "ci dice che un sistema di raccolta del consenso sul piano clientelare funziona ancora". In Sicilia hanno vinto "i voti chiacchierati"?, viene chiesto ad Alfano. "Capita anche questo", risponde il ministro.

"Io ho sempre avuto due sogni, uno di servire il Paese e uno è la passione per diritto. Allora mi metto in cammino per realizzare il secondo sogno. E ho un bel canale, io sono presidente della Fondazione De Gasperi". E ancora: "C'è vita c'è anche fuori dal Palazzo", sottolinea Alfano che spiega: "La mia è una scelta vera, non in attesa che arrivino tempi migliori". In una coalizione di centro-sinistra nella quale Ap fosse il partito "alleato più forte, un collegio sicuro ci sarebbe stato, eppure io non lo voglio. Rinuncio al seggio sicuro. Ho fatto una scelta che mi porta da un'altra parte dal punto di vista esistenziale", sottolinea ancora il ministro.

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