ROMA. Silvio Berlusconi scende di nuovo in campo. Esattamente come nel '94 anche se stavolta il "pericolo" che vuole scongiurare non è quello comunista ma dei 5 stelle che «non hanno né arte né parte» e si fanno guidare da "un vecchio comico e da un esperto di comunicazione". E’ un pieno ritorno in campo quello del leader azzurro che, ieri ospite da Fabio Fazio, si definisce un candidato «del presente» pensa ancora a sé stesso come possibile candidato premier ma, se la sentenza di Strasburgo non arrivasse o fosse negativa, lancia un nome inedito come frontman per Palazzo Chigi del centrodestra unito: «il generale Leonardo Gallitelli, uno dei migliori vertici del Corpo dei Carabinieri».
Nello stesso giorno in cui Matteo Renzi ha chiuso la Leopolda, Berlusconi era prima salito sul palco di IdeeItalia, la cosiddetta contro Leopolda di FI, organizzata a Milano da Paolo Romani e Mariastella Gelmini. «Non avevo presente la contemporaneità. La Leopolda ha chiamato i giovani, che sono una parte dell’Italia che non vede il futuro e su cui dobbiamo intervenire ma noi abbiamo sentito tutta Italia» ha rivendicato all’inizio di un intervento fiume ha ripetuto le sue proposte, dalla flat tax per famiglie e imprese all’abolizione del bollo sulla prima auto.
Poco però è lo spazio dedicato alla sinistra: «parlano solo dei conflitti fra di loro». E, a Che tempo che fa, l’ex premier ha bollato come "irrealistica" l'ipotesi delle larghe intese con il centrosinistra mostrandosi invece convinto di vincere. «Il centrodestra sta al 38% secondo gli ultimi sondaggi, nel 2013 quando ritornai in campo nel giro di 23 giorni di campagna elettorale aggiunsi 10 punti , ora abbiamo avanti 4 mesi per crescere», ha sottolineato.
E’ il M5S il vero nemico sul quale punta il dito Berlusconi. Luigi Di Maio «ha un faccino pulito» ma è "una meteorina. L’unico lavoro che ha fatto è stato lo steward al San Paolo per vedere gratis le partite del Napoli" mentre «Beppe Grillo è un vecchio comico» e l’87% dei parlamentari M5S non ha mai presentato una denuncia dei redditi, quindi non ha mai lavorato, è la stoccata di Berlusconi. «Sono loro - ha aggiunto il leader azzurro - i veri professionisti della politica. Via dal Parlamento non saprebbero come campare». Parole alle quali ha replicato seccamente Luigi Di Maio, anche ieri in tour a Milano. «Berlusconi ci attacchi pure ma la sua rivoluzione liberale ha fallito. Sta facendo con noi quello che faceva la sinistra con lui, perdendo sempre».
Sia alla «contro Leopolda» sia su RaiUno Berlusconi si è soffermato anche sul programma. «Un work in progress sul quale c'è già stata una prima approvazione di Fdi e Lega», ha spiegato annunciando un incontro «prossimo» con i suoi due alleati. Non saranno però gli unici perché - ha spiegato - il centrodestra avrà una «quarta gamba» formata già adesso da «una decina di piccoli partiti». Il ruolo principale sarà di imprenditori e professionisti. Nel «suo» governo, il Cavaliere vede 20 ministri, 12 «superprotagonisti» della società civile e 8 politici, tre di FI, tre della Lega e due di FdI anche se bisognerà «fare spazio alla quarta componente del futuro centrodestra». E non ci sarà bisogno di sancire un patto 'anti inciuciò davanti a un notaio, come aveva proposto il segretario della Lega Matteo Salvini, perché dal notaio si va «quando non ci si fida».
Da gennaio il leader FI visiterà tutte e venti le Regioni italiane. «Tornare è un mio preciso dovere, come lo fu nel '94, per evitare che il Paese vada in una situazione grave e pericolosa. Lo farò con le forze di chi ha più di 70 anni ma si sente un quarantenne», ha spiegato Berlusconi dicendosi pronto, nel caso non lo faccia la Lega, a candidare il suo «amico» Umberto Bossi.
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