PALERMO. "Non ho commentato le affermazioni del procuratore Zingale fino a quando tali affermazioni sono state fatte all'interno del procedimento di parifica del Rendiconto della Regione siciliana della Corte dei conti. Non posso però esimermi dal far notare che queste affermazioni vengono fatte attraverso interviste ai giornali o attraverso una più inconsueta lettera al Parlamento".
Lo ha detto il governatore della Sicilia Rosario Crocetta riferendosi all'impugnativa della parifica del rendiconto generale della Regione siciliana per il 2016, annunciata dal procuratore generale d'appello della Corte dei conti Pino Zingale. "Non ci troviamo più all'interno di un procedimento sereno - aggiunge Crocetta - ma al di fuori delle regole".
"Le affermazioni di Zingale soprattutto quelle fatte all'Ars acquistano una venatura politica finalizzata a influenzare le decisioni del Parlamento. Se il procuratore Zingale vuole ricorrere intanto non lo può fare adesso perché non sono ancora state depositate le motivazioni della Corte dei conti sulla parifica, né sulla base delle sue convinzioni cioè quella di un giudizio personale e non della Corte", ha aggiunto Crocetta che annuncia anche la preparazione da parte della giunta regionale di un documento, dopo la decisione del Procuratore generale d'appello della Corte dei conti Pino Zingale di ricorrere contro il giudizio di parifica del rendiconto generale della Regione siciliana per il 2016.
"La parifica c'è stata - aggiunge Crocetta - e quindi il Parlamento non ha alcuna motivazione per non approvare il rendiconto generale. Nello Stato di diritto esiste il principio della certezza delle sentenze". "In questo momento il Parlamento si trova di fronte a un bilancio parificato - sottolinea - che non può non votare".
"Il principio della certezza delle sentenze vale anche nei confronti dello stesso Pm che ha solo una possibilità accettare la sentenza e ricorrere un'altra in altre sedi - dice ancora Crocetta - ma non può, senza travalicare i propri compiti e competenze, cercare di esercitare un'influenza nei confronti dei parlamentari per causare sul piano politico ciò che lo stesso Pm non è riuscito ad ottenere sul piano giudiziario".
E sul caso interviene anche l'assessore regionale al Bilancio Alessandro Baccei: "La Regione siciliana non è mai stata così lontana da un ipotetico default che - lo ricordiamo - deve essere inteso come incapacità dell'ente di far fronte alle funzioni e ai servizi indispensabili e quindi di far fronte al pagamento degli stipendi e agli oneri del debito: si consideri che la liquidità mensile media della Regione si assesta a circa un miliardo, a fronte di pagamenti mensili per stipendi e accantonamenti per il servizio del debito pari a circa 500 milioni. Rimane in definitiva escluso qualsiasi rischio fallimento".
E aggiunge: "La Regione - prosegue - ha sempre onorato i propri impegni, pagato gli stipendi, le rate dei mutui, la spesa sanitaria e le altre spese obbligatorie anche in anni in cui non poteva contare su risorse finanziarie stabili. Ultimamente ha ridotto drasticamente i tempi di pagamento, ha una disponibilità di cassa che sostanzialmente copre l'importo dei residui passivi (al contrario del passato) e le agenzie di rating hanno confermato, anche per il 2016, il loro giudizio con outlook stabile".
"Si aggiunga che già la gestione dei fondi regionali - prosegue - ha chiuso con un avanzo di competenza di 65 milioni nel 2015 e di oltre 200 milioni nel 2016, a conferma della solidità dei conti. Oggi, grazie all'opera di pulizia dei conti e del contenimento della spesa pubblica che questo governo ha faticosamente realizzato, è stato possibile assicurare stabili risorse aggiuntive per circa 2 miliardi, unitamente all'inversione di tendenza del Pil registrata dal 2015, e questo consente di guardare al futuro con maggiore ottimismo".
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