PALERMO. Scoppia la polemica dei sindacati sul caso dei 4.500 dipendenti di fascia A e B che alla Regione non possono svolgere più mansioni superiori e rischiano di dover tornare a fare ad esempio archiviazione, protocollo e fotocopie.
“Si rischia la paralisi nei Centri provinciali per l’impiego”. A lanciare l’allarme è la Funzione pubblica Cgil siciliana che commenta così l’intenzione di inibire l’uso delle password ai dipendenti di categoria A e B per l’accesso al portale Anpal e al sistema informativo lavoro. La Cgil rilancia la richiesta al Governo regionale di “apertura immediata di un tavolo contrattuale per definire i percorsi di riqualificazione del personale, dando a tutti la giusta collocazione”.
“Provvedimenti di questo genere, che rischiano di avere gravi ripercussioni sul funzionamento degli uffici - dice Clara Crocè, della segreteria della Fp Sicilia- e fanno luce sul fatto che in questi anni i lavoratori di fascia A e B sono stati sfruttati espletando mansioni superiori, senza riconoscimento giuridico ed economico, come è avvenuto anche nelle motorizzazioni e negli Ispettorati del lavoro e in altri uffici per coprire i vuoti di organico”.
Croce ricorda che la sua organizzazione si è sempre detta contraria alla stabilizzazione dei precari nelle fasce A e B indipendentemente dalle mansioni svolte, “che ha di fatto prodotto uno sfruttamento di questi lavoratori da parte della regione per poco più di mille euro al mese e che ora rischia pure di portare alla paralisi gli uffici”.
La Fp annuncia dunque lo stato di agitazione del personale della regione e “iniziative anche legali a tutela dei lavoratori che hanno operato in questi anni in fascia A e B”. “La categoria A – dice Crocè- non ha ragione di esistere e va anche ricollocato il personale di categoria B e C in previsione dei pensionamenti che vedranno svuotarsi le categorie C e D”.”E’ arrivato il momento- conclude Crocè- di affrontare la questione alla base, con un negoziato che conduca alla corretta ricollocazione del personale”.
L’assessore Lantieri ha comunicato di voler incontrare l’assessore Mangano e la dirigente Bullara per chiarire la questione, ma i sindacati sono già sul piede di guerra. “Il timore – dicono Luca Crimi ed Enzo Tango della Uil Fpl – è che senza i collaboratori si voglia fare ricorso all’esterno. Chiediamo il rinnovo dei contratti con la riclassificazione e la ricollocazione, partendo dalle fasce più basse. Nel 2022 non ci saranno più istruttori e funzionari, il ricambio è quindi necessario e non mancano certo le professionalità interne. Non servono nuovi concorsi, solo una gestione più trasparente del comparto”.
Dura anche la Cisl Fp: “Se non si interviene subito, la Regione esploderà - dichiarano Gigi Caracausi e Paolo Montera - le manovre di prepensionamento stanno impoverendo il personale regionale. Da una Regione con ventimila dipendenti, certamente troppi, secondo i nostri numero passeremo nel 2020 a circa undici mila unità. La metà di questi, di categoria A e B. Se non vogliamo che la macchina si blocchi diventa improcrastinabile il rinnovo del contratto e una contestuale riclassificazione del personale”.
E i Cobas-Codir ricordano che "Alla Regione siciliana non si espleta un concorso interno dal 1986. Nel confermare lo stato di agitazione del personale, invitiamo tutte le forze sindacali a uno sforzo comune per arrivare alla mobilitazione di tutti i lavoratori verso la protesta di tutto il comparto Regione. Al contempo, invitiamo tutti i lavoratori a rifiutarsi di svolgere mansioni superiori per mettere la politica davanti alle proprie responsabilità. È giunto il momento di sdoganare 4.800 ex giovani laureati e diplomati dal ricatto delle mansioni”.
E Francesco Madonia dei Sadirs annuncia: “La Regione schizofrenica, utilizza per anni il personale di categoria A e B in mansioni superiori e improvvisamente li ridemansiona creando il caos negli uffici. Il Sadirs indice lo stato di agitazione del personale. Adesso subito la riclassificazione”
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