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Renzi sulla legge elettorale: "Un accordo con Berlusconi e Grillo? In teoria è possibile"

ROMA. Un accordo sul sistema tedesco con Berlusconi e Grillo per la legge elettorale «in teoria» è possibile, «ma la prudenza è d’obbligo». Lo dice il segretario del Pd Matteo Renzi in un’ampia intervista al Messaggero in cui sottolinea che è Mattarella che «ha chiesto di fare un accordo sulla legge elettorale» e dunque il Pd lavora «per rispondere» a questo invito.

«Certo il sistema tedesco ha qualche pregio, a cominciare dalla soglia del 5%», spiega l’ex premier. «Ma è noto a tutti che io avrei voluto tutt'altro tipo di legge elettorale». «I grillini non sono gli ingenui idealisti che vogliono far credere di essere», se scelgono il tedesco «lo fanno perché sanno che conviene a loro».

«Il mio sogno di avere una sola Camera, meno poteri alle Regioni, il ballottaggio e dunque la certezza della vittoria, è morto il 4 dicembre con la sconfitta al referendum», sottolinea. Una «occasione persa» che «non tornerà per decenni». E quindi meglio «essere pragmatici», dice Renzi, e «il tedesco è un passo in avanti per uscire dalla palude». Poi fissa i paletti per il Pd: «La presenza del nome o dei nomi sulla scheda accanto al simbolo» e «lo sbarramento al 5%». Alfano? «Non farà fatica a riconoscersi» sul sistema tedesco «che da anni segna la vittoria dei popolari europei della Cdu».

Quanto al voto anticipato, Grillo e Lega collegano "l'appoggio al tedesco all’accelerazione. La posizione di Forza Italia, del Pd e della sinistra radicale appare più sfumata». "Il Pd non chiede le elezioni anticipate. Ma non le teme». E sul dopo voto Renzi precisa: «Il mio obiettivo è sconfiggere Berlusconi, non allearmici. Poi, è ovvio, dipende da quanti voti ciascuno prenderà». «Dopo le elezioni tedesche e fino al voto, l'Italia sarà l’osservata speciale dei mercati. L’eventuale anticipo del voto non genera l’incertezza, ma la riduce».

Sulla questione dei voucher, Renzi ribadisce pieno sostegno al governo Gentiloni: «La partita è totalmente giocata dall’esecutivo». Mentre sulla Rai si dice dispiaciuto per le dimissioni di Antonio Campo Dall’Orto.

L’ex premier commenta anche l’abbandono della Capitale da parte di alcune grandi aziende: «Secondo me è un problema di Roma. Enorme», dice. «Che non può essere addebitato al solo sindaco Raggi ma che è un problema territoriale»

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