ROMA. Mentre dal Quirinale si conferma che Mattarella lavora "per una soluzione rapida", il nome del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha dominato la seconda giornata delle Consultazioni del presidente della Repubblica ed è ora decisamente in pole. Sono salite al Quirinale senza soluzione di continuità ben 17 delegazioni. Un record nella storia delle consultazioni.
E ciò mentre sulla crisi irrompe la vicenda Mps, vicenda che in qualche modo ha cambiato il corso della giornata favorendo l'accelerazione della partita. Ma proprio mentre il presidente ascoltava i "piccoli" uno dopo l'altro - registrando anche oggi una forte volontà di cambiare la legge elettorale ed andare a elezioni anticipate - poco distante il titolare della Farnesina è salito due volte a palazzo Chigi per parlare con Matteo Renzi.
Il premier sta infatti preparando con grande attenzione l'appuntamento da Mattarella quando il gruppo Pd dovrà uscire con la proposta che dovrebbe sbloccare la crisi. Resta in piedi anche il nome di Padoan ma il ministro dell'Economia sembra indispensabile ad un futuro governo a guida renziana. Non chiusa - si sottolinea - ancora l'ipotesi, anche se ora sembra più lontana, che possano essere respinte le dimissioni di Renzi.
Una soluzione che renderebbe tutto più facile evitando nuove liste di Governo e giuramenti. A rendere plasticamente visibile la necessità di costruire rapidamente un nuovo esecutivo oggi ci ha pensato una banca: il rumore del crollo di Monte dei Paschi di Siena è arrivato fino al Quirinale confermando solo le preoccupazioni della vigilia di Mattarella. Il decreto è pronto, fanno sapere da palazzo Chigi, ma al momento non è chiaro chi lo varerà.
Al di là delle tante delegazioni minori che si sono richiamate al senso di responsabilità, Giorgia Meloni e la Lega hanno ribadito che bisogna andare la voto al più presto. Anzi, per Fratelli d'Italia, serve "una data certa" per le elezioni. Un elemento questo ancora del tutto aperto, perchè anche Renzi ha fretta e l'accordo con Mattarella potrebbe stringersi proprio con una garanzia presidenziale che il nuovo esecutivo abbia un solo obiettivo, fare la riforma della legge elettorale per andare al voto il prima possibile.
La variabile temporale si gioca su una forchetta di un paio di mesi che va da aprile a giugno. Intanto Beppe Grillo si prepara a capitalizzare il voto di protesta del referendum e lancia il M5s in campagna elettorale, pronto a bersagliare il governo renziano che si sta delineando. Il Colle rimane quindi pronto a conoscere le indicazioni che il gruppo Pd fornirà domani sera, fermo restando che la linea non è cambiata: la parola spetta al Pd e non sembra ipotizzabile che si possa forzare la mano. Soprattutto ad un Governo che ha la maggioranza e non è stato sfiduciato.
Caricamento commenti
Commenta la notizia