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Crisi di Governo, dalle 18 il via alle consultazioni: Grasso, Boldrini e Napolitano i primi

ROMA. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lavorerà, nell'ambito delle sue prerogative, per un governo che guardi oltre la sentenza della Consulta. E dovrà fare i conti, almeno dalle dichiarazioni pubbliche dei leader dei partiti, con un vasto fronte che spinge per il voto anticipato.

Per ora Matteo Renzi si chiama fuori da tutto anche dalla delegazione Pd che andrà sabato alle consultazioni. Ma in un Pd, in cui torna un pesante clima di sospetti incrociati, aleggia lo spettro di una rottura con i renziani. Questi tentano di convincere il leader dem ad accettare un reincarico per continuare a tenere in mano le redini della legislatura, mentre una maggioranza trasversale del partito guarda al Capo dello Stato per un governo di larghe intese, anche senza Matteo Renzi, che arrivi fino al 2018.

Le consultazioni inizieranno oggi alle 18.00 con il presidente del Senato Pietro Grasso, la presidente della Camera Laura Boldrini e il presidente emerito Giorgio Napolitano. Lo si legge in un comunicato del Quirinale che fornisce il calendario delle consultazioni. Le consultazioni saranno chiuse sabato con Forza Italia, M5s e Pd.

La direzione del Partito democratico rinvia la resa dei conti e l'avvio di un congresso, che ora quasi nessuno vuole. Ma la tensione è alle stelle e Renzi dopo un intervento di venti minuti lascia per salire dal Capo dello Stato prima della fine della riunione. Un colloquio che oggi, a quanto si apprende, è stato più disteso dei precedenti.

I falchi renziani sono certi che l'unico modo per pilotare la legislatura sia un reincarico al leader Pd per un governo più largo. Scenario che non convince però un'area vasta del Pd, che va oltre la minoranza di Pier Luigi Bersani, convinta che, se mai accettasse, Renzi porterebbe il paese alle elezioni tra marzo e aprile. Tra l'altro, secondo contatti con Forza Italia, qualora Silvio Berlusconi dovesse accettare un'assunzione di responsabilità per fare un governo di larghe intese, non accetterebbe mai Renzi come presidente del consiglio.

Non ci sarebbe invece il veto nel caso in cui il Cav accettasse il ragionamento del Capo dello Stato, a candidati come Pietro Grasso, Graziano Delrio, Dario Franceschini. Qualora dovesse prendere quota un governo di matrice renziana, in pista ci sarebbero tra gli altri Paolo Gentiloni e Pier Carlo Padoan.

Senza un allargamento della maggioranza, invece, Renzi dovrebbe decidere se tornare sui propri passi ed accettare il reincarico o far saltare il banco e chiedere le elezioni. Ma a quel punto, il rischio sarebbe di una spaccatura dentro il Pd. E c'è chi si spinge ad immaginare rotture non meno rovinose di quelle che segnarono l'addio di Enrico Letta.

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