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Di Maio nel mirino, sotto attacco le sue spese: 100 mila euro in 3 anni

ROMA. «Restare uniti». L'appello di Beppe Grillo ripetuto all'infinito e leit motiv del raduno M5s a Palermo pare cadere di nuovo nel vuoto. La battaglia dentro il Movimento tra le due ali, quella più governativa e quella più ortodossa non si placa e la fronda tra i due gruppi non pare sopita. Quello che sembra sempre di più il candidato premier in 'pectore' Luigi Di Maio finisce nel mirino sia per il suo attivismo sia per le spese registrate negli ultimi 3 anni.

Il suo attivismo sarebbe inviso da un folto gruppo di parlamentari, non ultimi quelli che condividevano con lui la responsabilità del direttorio. Un sommovimento interno esploso attorno alle vicende che hanno riguardato la giunta di Virginia Raggi e che Grillo in persona aveva tentato di sedare. A riaccendere gli animi c'è ora una nuova puntata delle anticipazioni del libro scritto da due ex M5s: Marco Canestrari, ex braccio destro di Casaleggio e Grillo, e Nicola Biondo, ex capoufficio stampa del gruppo alla Camera. Indiscrezioni che parlano di un vero e proprio sommovimento, di una rivolta contro Di Maio da parte di un consistente gruppo parlamentare, circa una settantina di eletti, e capeggiato da Roberto Fico. Il quale non ha mai fatto mistero di parteggiare per un ritorno alle origini movimentiste del M5s e pubblicamente, anche a Palermo, ha lamentato la deriva «vipparola» che, a suo dire, starebbe contaminando il Movimento.

Oggi tuttavia Fico smentisce di essere a capo di una fronda: «non ci saranno mai correnti interne» dice alludendo all'alleanza che avrebbe stretto con i presunti anti-dimaiani: Carla Ruocco, Roberta Lombardi, Carlo Sibilia solo per citarne alcuni. E assicura, «il movimento rimane leale a se stesso, tutto il resto sono chiacchiere da bar».

Ma Fico non è il solo a doversi difendere dalle «rivelazioni» del libro «Supernova». Di Maio non solo risulta come l'obiettivo di questa 'ribellione' degli ortodossi ma viene attaccato anche per il suo eccessivo protagonismo che sarebbe documentato dalle spese rendicontate dal parlamentare sull'apposito sito dei 5 Stelle. Circa 100 mila euro in tre anni che i suoi avversari «leggono» come la testimonianza della volontà di costruire e foraggiare una sua corrente.

Il vicepresidente della Camera si difende: non solo si tratta di «spese trasparenti» ma, sottolinea, «rinuncio al doppio stipendio, alle spese di rappresentanza, all'auto blu, al telepass gratuito, alle spese di tipografia e al cellulare di servizio». Quanto agli eventi sul territorio, quelli finiti sotto la lente di Supernova, «in alcuni casi non me li faccio rimborsare e in altri non sono rimborsabili». E «faccio anche risparmiare al Cerimoniale alcune spese che in passato ho pagato direttamente con i miei rimborsi» spiega.

Nonostante le smentite, tuttavia, il malumore che serpeggia a stento viene tenuto sotto silenzio mentre si organizzano anche le file degli attivisti espulsi e dissidenti (un nuovo meet up si sta creando a Roma). E il Pd si inserisce per sferrare un nuovo attacco ai 5 stelle. Alcuni parlamentari pentastelati iniziano a criticare pubblicamente la deriva «leaderista» del M5s. Lo fanno, ad esempio, le senatrici Elisa Bulgarelli e Paola Nugnes. Segno che la rivolta è tutt'altro che sedata nonostante la recente visita di Beppe Grillo e Casaleggio a Roma. A Milano, secondo indiscrezioni, reggerebbe la 'blindatura' di Di Maio necessaria per avere un candidato spendibile nel caso in cui l'esito del referendum dovesse costringere Renzi ad un passo indietro. Grillo ha promesso di tornare presto a Roma ma a questo punto nessuno si stupirebbe se il metodo soft del convincimento dovesse alla fine essere abbandonato.

LA REPLICA: IN 3 ANNI HO RESTITUITO 204 MILA EURO. «Ho restituito ai cittadini italiani in tre anni e mezzo 204.582,62 euro. E sono felice di averlo fatto». È quanto scrive il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio in un lungo post pubblicato sul blog di Beppe Grillo in cui precisa: «È capitato anche che abbia pagato alberghi, biglietti aerei e dei treni per viaggi istituzionali e biglietti aerei-treni per eventi sul territorio, senza farli rimborsare alla Camera, anche se ne avrei avuto diritto. In pratica gestisco due cariche, ma lo Stato ne paga solo una».

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