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Sanità in Sicilia, stop da Roma: senza tagli concorsi fermi

PALERMO. Da Roma non hanno preso bene la mossa del governo siciliano. «Senza tagli non si possono sbloccare i concorsi, lo prevede la legge»: è questa la posizione che viene fatta filtrare ieri mattina dal ministero della Salute. Una doccia gelata per chi in Sicilia vuole riaprire la partita dei concorsi che quindi restano bloccati, un traguardo ben lontano.

Alla Regione però il nuovo «piano» è già scattato: congelare la riforma della rete ospedaliera per frenare le proteste e provare a strappare una deroga a Roma sulle assunzioni, così come dichiarato dai vertici del Pd siciliano. Con l'obiettivo di riempire almeno una parte dei posti stimati nell'Isola.

«Servono urgentemente almeno 4 mila professionisti nei reparti» ripete l'assessore alla Salute, Baldo Gucciardi. È questo il nuovo braccio di ferro destinato ad animare la sanità siciliana nei prossimi giorni. La questione, secondo Gucciardi, è che negli ospedali «non c'è "anche" un problema di organico. C'è "il problema dell'organico" ed è esattamente il motivo per cui mi sto battendo più o meno da un anno. Quello dell'organico - prosegue - è il problema vero per cui io ho la necessità assoluta, in collaborazione con il Governo nazionale di chiudere questa partita».

La legge stabilisce però che i concorsi si possono sbloccare solo approvata la nuova rete ospedaliera. Secondo Gucciardi, però, se ci sono reparti vuoti, la Regione deve intervenire. È un po' quanto ribadito dal presidente della Regione, Rosario Crocetta: «Il tema è che questo piano dovrà entrare in vigore nel 2018. E nel frattempo blocchiamo i reparti? Il governo nazionale sta lavorando su questa richiesta, del resto non prevediamo un incremento di spesa».

Insomma, l'emergenza giustificherebbe la deroga. La Sicilia tra l'altro è sottoposta al Piano di rientro di Roma per risanare i conti della sanità e per questo serve il via libera del ministero dell'Economia. «C'è un confronto che mi auguro si definisca entro pochissimo tempo con il governo nazionale - prosegue Gucciardi - per dare finalmente la possibilità ai direttori generali e soprattutto agli operatori sanitari di lavorare con serenità e ai pazienti di avere quella sicurezza che meritano».

Una strategia sulla quale mostra qualche perplessità il sottosegretario Simona Vicari: «Da un punto di vista temporale - dice - sarebbe più efficace fare prima la riorganizzazione della rete e poi i concorsi in virtù del reale fabbisogno di personale, non solo in termini quantitativi ma anche di competenze e professionalità nelle singole realtà. Comunque non bisogna mai perdere di vista l'obiettivo: garantire la continuità delle cure in condizioni di sicurezza per il paziente.

Può essere condivisibile la proposta di far partire parte delle assunzioni, purché in coerenza con il mantenimento dell' erogazione dei livelli essenziali di assistenza».

Su questo fronte, anche ieri Gucciardi si è premurato a rassicurare medici e comunità locali: «La rete ospedaliera va riprogettata sulla rete dell' emergenze-urgenze. Non è scomparso nulla e respingo le strumentalizzazioni al mittente. Non chiuderemo nessun ospedale - assicura - e, secondo il nuovo modello, gli ospedali grandi sono funzionali ed indispensabili per i piccoli e viceversa. Questo è un obiettivo che ci consentirà ulteriormente di abbattere la mortalità per patologie più diffuse, come l'ictus e l infarto».

Parole che non convincono Forza Italia, che è tornata all'attacco: «Chiediamo il ritiro di un errato progetto di rimodulazione ospedaliera - dice il capogruppo all'Ars, Marco Falcone - sbagliato sia sotto il profilo metodologico, perchè sono mancati la concertazione con i territori e un parere preventivo della commissione Sanità dell'Ars, sia di merito, comportando il declassamento dell' intera sanità siciliana. Il Pd si è reso colpevole di una politica al ribasso, dimostrando una chiara e dannosa subordinazione nei confronti di Roma».

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