CITTÀ DEL MESSICO. L'Italia con coerenza ha scelto ed è una scelta «coraggiosa»: quella di andare contro la paura che domina l'Europa, contro quanti pensano di risolvere i problemi «alzando muri» o rinunciando al percorso di integrazione. Una scelta che «guida l'azione dell'Italia e che ha consentito al Governo di Roma di acquisire un capitale di credibilità». Questo è il messaggio che lancia Sergio Mattarella attraverso un'intervista al settimanale americano Newsweek mentre si trova in Messico per una visita di Stato.
Il presidente della Repubblica sta per rientrare a Roma dal Messico accorciando drasticamente la sua missione in America latina (erano previste tappe anche in Uruguay ed Argentina) per stringersi ai familiari delle vittime di Dacca. Ma caparbiamente insiste - in piena sintonia con il Governo Renzi - per confermare la linea europeista dell'Italia e per chiedere ancora una volta misure urgenti e «corali» per fronteggiare il terrorismo fondamentalista. Una minaccia realisticamente di lungo periodo e planetaria.
«La lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata transnazionale e le migrazioni sono i temi assolutamente prioritari nell'agenda internazionale, destinati alla luce della loro portata, a rimanere tali a lungo, senza un deciso impegno dell'intera comunità», ha spiegato il capo dello Stato nell'intervista all'edizione in lingua spagnola di Newsweek. Aggiungendo che «l'ampiezza della sfida supera - di gran lunga - le capacità di risposta dei singoli Paesi, per quanto forti essi siano. È per questo che riteniamo indispensabile un'azione autenticamente corale della comunità internazionale e delle sue comunità regionali».
Ma è sulle divisioni dell'Europa che il presidente batte sottolineando «la chiara stagione di difficoltà che sta vivendo l'Unione e che può essere superata non con un arretramento della collaborazione intra-europea, ma con più e migliore integrazione. Attualmente, gran parte delle legislazioni nazionali dei singoli Paesi europei sono di matrice comunitaria; i nostri giovani sono nati nell'Unione e la vivono come un'autentica casa comune, nella quale si muovono, studiano e lavorano liberamente: è il risultato del vivere insieme, della unità nella diversità, che - spiega Mattarella nell'intervista - contribuisce ogni giorno all'arricchimento di quel "demos" europeo che è interesse di tutti rafforzare».
Ma è proprio l'isolazionismo alla Brexit che preoccupa Mattarella: «chi si isola, tende a farlo con l'obiettivo di "slegarsi" dai problemi, ma se essi sono di carattere globale, non rispettano le frontiere: allora isolarsi significa soltanto trovarsi di fronte all'ostacolo quando le sue dimensioni lo rendono, di fatto, invalicabile».
Per esempio, conclude il capo dello Stato, quanti ritengono «di poter fronteggiare un fenomeno epocale come quello delle migrazioni erigendo muri e barriere - fisiche e politiche - non colgono l'essenza della questione e non contribuiscono alla sua soluzione, determinando, nel caso della Unione Europea, piuttosto un "arretramento" della coesione tra partners e un ridimensionamento dell'autorevolezza conquistata, nel tempo e faticosamente, dall'Unione».
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