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Reddito di cittadinanza, polemiche e ritardi all'Ars: dal 13 luglio il voto in commissione

PALERMO. Fra mille polemiche e ritardi il piano per concedere il reddito di cittadinanza ai poveri ha compiuto i primi, piccoli, passi all’Ars. Il governo, che aveva disertato la riunione in mattinata in commissione Lavoro, si è presentato alle 14 e ha chiesto di portare avanti il proprio disegno di legge piuttosto che quelli dei grillini e degli altri partiti.

Il piano prevede adesso che entro martedì prossimo Crocetta presenti il testo definitivo della legge ed entro i successivi 7 giorni i partiti possano presentare i loro emendamenti. Solo dal 13 luglio, quindi, si potrà iniziare a votare in commissione.

Questo l’esito di una mattinata burrascosa. Alle 11 il governo aveva disertato la riunione convocata all’Ars in commissione Lavoro. Ufficialmente sia il presidente Crocetta che l’assessore al Lavoro, Gianluca Miccichè, si sono detti impegnati in altri appuntamenti istituzionali ma la motivazione non ha convinto il presidente della commissione, Marcello Greco, che non senza polemiche ha manifestato l’intenzione di rinviare tutto alla prossima settimana. Poi, come detto, alle 14 l’arrivo dell’assessore Miccichè ha evitato che lo scontro proseguisse.

Restano le polemiche, però, sulla legge per il reddito minimo di inserimento. Cavallo di battaglia dei grillini, il governo ha tentato di introdurlo nella scorsa Finanziaria: prevede la concessione di circa 700 euro ai disoccupati e in generale alle famiglie con meno di 5 mila euro di reddito annuo. Tuttavia la misura è stata stralciata a febbraio dalla Finanziaria perché avrebbe dovuto percorrere un cammino autonomo.

Ed è quello che si è tentato di fare in commissione: “La cosa incredibile – ha commentato in mattinata Marcello Greco, presidente della commissione e deputato di Sicilia Futura – è che per la quinta volta consecutiva la seduta in commissione è stata disertata dal governo”.
Greco ha fatto presente anche un’altra difficoltà: “In commissione per ora ci sono ben sette disegni di legge sull’argomento, presentati sia dai partiti che dalla giunta. In più il governo la settimana scorsa ha approvato in altro testo. E per questo motivo mi aspettavo che presidente o assessore venissero in commissione per indicare su quale puntare. Invece, niente”.

In realtà poi Miccichè ha chiesto di puntare sul testo del governo, che è lo stesso che era stato inserito nella Finanziaria di febbraio. Il piano di Crocetta prevede di far approvare questo all’Ars e di portare avanti per via amministrativa le altre misure previste nel pacchetto lavoro annunciato la settimana scorsa.

All’indomani della notizia dell’accordo sui 550 milioni di aiuti statali, Crocetta ha fatto approvare in giunta un piano che modifica un po’ il concetto di reddito minimo di povertà prevedendo anche un pacchetto di misure da circa 350 milioni che comprendono lavori socialmente utili a fronte di un assegno di solidarietà. Ma anche questa è una misura che non convince parte della maggioranza.

Per il sottosegretario Simona Vicari (Ncd): “Tutte le misure a sostegno del reddito e delle fasce deboli vanno sostenute e rilanciate. Servono però misure efficaci, che possano durare nel tempo, concrete. I modelli vecchi, che in altre parti hanno già fallito, non andrebbero replicati. I 350 milioni di fondi europei e nazionali destinati alla Sicilia devono essere destinati alla creazione di nuova occupazione. Preferirei allora – aggiunge Vicari - un grande patto fra le istituzioni, il mondo sindacale, le imprese e le attività commerciali. Con questi fondi è possibile creare almeno 100 mila posti di lavoro. La Sicilia superi le tentazioni dei schemi vecchi, superi la logica assistenziale per puntare allo sviluppo. Si creino condizioni di sicurezza per i giovani e per i cinquantenni fuori dal mercato del lavoro, si lavori per dare garanzie vere e durature e non misure una tantum che si esauriscono in spot”.

Crocetta ha però ribattuto: «Le misure di sviluppo le stiamo portando avanti grazie ai fondi europei. Parallelamente serve però un aiuto a chi è in grave difficoltà. È questo il senso del reddito minimo».

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