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Renzi: "Se Pd perde i ballottaggi, non mi dimetto". E scoppia il caso corruzione elettorale a Napoli

ROMA.   Campagna elettorale sempre più velenosa in vista del ballottaggio del 19 giugno. La guerra all'ultimo voto scava divisioni dentro i partiti, tra gli alleati e tra gli avversari mettendo tutti a durissima prova. A Napoli i carabinieri hanno eseguito perquisizioni presso le abitazioni e le sedi dei comitati elettorali di 2 candidati del Pd per l'ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Mentre a Roma sono in corso verifiche in 30 sezioni elettorali per anomalie e verbali incompleti. Nel centrodestra e nel centrosinistra si affilano i coltelli ma Matteo Renzi avverte: se anche il Pd dovesse perdere Roma e Milano non ci sarà alcun riflesso sul suo esecutivo. «Abbiamo già detto che l'esito della permanenza al governo è legata al referendum costituzionale» ripete. Ma intanto impazza la polemica tra i dem e i 5 Stelle su chi abbia vinto il primo turno.

«Il Pd è nettamente il primo partito in Italia, senza alcuna ombra di discussione» taglia corto Renzi. «I piddini rosicano perchè il M5S è la forza più votata alle comunali: si inventano numeri e dati farlocchi per nasconderlo» attacca il blog di Grillo. Dentro il Pd, intanto, la temperatura è altissima. Pierluigi Bersani assicura di voler continuare a lavorare per la «ditta»  in vista del prossimo voto ma il suo giudizio sul primo turno resta severo: ha «confermato cose che diciamo da mesi. Bastava andare in giro, parlare con la gente... ma non dico nulla fino ai ballottaggi». Su Twitter pubblica tuttavia l'analisi del senatore bersaniano Federico Fornaro che dimostra come alle comunali il Pd abbia perso voti rispetto 5 anni fa.

«L'ho fatto per difendere una persona perbene» dopo gli attacchi piovuti sul parlamentare dall'Unità, «..il giornale di Gramsci..» spiega. E se tutti, a parole, dicono di attendere il 20 giugno per un chiarimento, il segretario del Pd non promette carezze: «nel partito ci entriamo col lanciafiamme dopo il ballottaggio».  Ma non va meglio nel centrodestra. La guerra per la leadership non fa prigionieri e ora anche Alessandra Mussolini, capolista azzurra a Roma con Marchini, semina zizzania. «La mia missione, per volere di Berlusconi, era impedire l'accesso della Meloni al ballottaggio», annuncia dalle colonne del Messaggero.

«Fa un certo effetto vedere una Mussolini vantarsi di una badogliata» replica la leader e candidata di Fdi che, assieme alla Lega, ora pretende una smentita di Forza Italia. Agli azzurri arriva però un inatteso aiuto dal premier: «Se oggi ci fosse il ballottaggio con l'Italicum al voto andrebbero il Pd e Fi, non Salvini nè M5s» dice difendendo allo stesso tempo la legge elettorale e il Pd per l'appoggio di Denis Verdini. «L'Italicum prevede il premio alla lista e non alla coalizione e io sono stanco delle alleanze con i partitini» sibila. Nel clima di veleno svetta il battibecco sui numeri elettorali tra Matteo Orfini e i 5 Stelle con il presidente del Pd che, rivolto a Grillo, supera il M5s in fatto di invettive: «inventa falsità per far soldi, fa schifo» dice.

Se non bastasse, iniziano a profilarsi anche sospetti di irregolarità se non di brogli nel voto del 5 giungo. A Napoli un video di Fanpage, la stessa emittente che aveva realizzato un reportage sulle primarie, denuncia nuovi casi di vendita di voti. A Roma ci sarebbero almeno 30 sezioni in cui sarebbero state riscontrate anomalie tali da richiedere una verifica più approfondita, o addirittura il riconteggio di tutte le schede, come già fatto in due Municipi romani. Anche a Milano la lista Alternativa Municipale ha deciso di fare ricorso e chiedere il riconteggio dei voti del primo turno.

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