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Dall'Ars ok alle città metropolitane:
a guidarle sarà il sindaco del capoluogo

PALERMO. Si chiude il cerchio attorno alla riforma delle ex Province. L'Ars con 34 voti a favore, 27 contrari e 1 astenuto ha approvato la 'norma Delrio'. Il testo, recependo la normativa nazionale, prevede che a guidare le tre Città metropolitane di Palermo, Messina e Catania siano i primi cittadini dei 3 capoluoghi, che assumeranno automaticamente quindi il ruolo di sindaci metropolitani. La votazione è avvenuta con voto segreto.

Secondo la legge regionale di riforma, i sindaci metropolitani dovevano essere scelti per elezione, ma il testo è stato poi impugnato dal Governo nazionale. A velocizzare i tempi di adozione della norma Delrio, ha inciso anche l'arrivo dei fondi destinati a Palermo e Catania e annunciati da Matteo Renzi, i quali senza l'approvazione delle città metropolitane rischiavano di non essere utilizzabili.

“Finalmente l'Aula ha approvato la legge sulle città metropolitane - ha detto la presidente della Commissione Ue all’Ars Concetta Raia -. E’ finito il teatrino di alcuni colleghi parlamentari ipocriti e ricattatori che da un lato dicevano di sostenere la legge Delrio, dall'altro si sono attivati per bocciare la norma stessa. Purtroppo per loro è andata male”.

Una parte del Partito democratico si è infatti mostrata contraria alla norma, sostenendo il voto segreto. Tra questi Luca Sammartino e Valeria Sudano. «Il fatto che alcuni deputati del Pd abbiano sostenuto la richiesta di voto segreto apre un grave problema politico da discutere nel gruppo e nel partito  - commenta il deputato Filippo Panarello -. Le opinioni sono tutte rispettabili, ma ci sono comportamenti scorretti che non possono passare sotto silenzio».

Il segretario del Pd in Sicilia, Fausto Raciti annuncia "un chiarimento politico" sulla vicenda. E in una nota congiunta con il presidente dell'Udc Gianpiero D'Alia,  il segretario regionale del Pd pone la necessità di una "revisione del voto segreto": "Se non si vuole affossare definitivamente l'autonomia siciliana, la madre di tutte le riforme è la revisione del voto segreto all'Ars. Per troppo tempo, il ricorso al voto segreto è stato un espediente per affermare piccoli interessi a discapito del bene comune. La votazione odierna sul recepimento della 'norma Delrio' è stata l'ultima triste conferma di una pratica mortificante".

Approvata la riforma, per Sicilia Futura adesso occorre che "al più presto in Conferenza unificata Stato-Regioni si trovino le soluzioni per evitare ulteriori prelievi forzosi che danneggiano essenzialmente le ex province e i lavoratori di tali enti e delle società partecipate”, afferma il deputato Michele Cimino.

Sulla vicenda, è intervenuta la Cisl che chiede tempi celeri per dare certezze ai 6mila lavoratori: “Governo regionale e governo nazionale non hanno più alibi: bisogna portare a termine velocemente, nella pratica e non più con le chiacchiere, la riforma delle ex Province e dare certezze, una volta e per tutte, ai seimila lavoratori”, dice  il segretario generale della Cisl Sicilia, Mimmo Milazzo. “Si è perso anche troppo tempo  adesso è giunto il momento di assicurare, nell'interesse dei lavoratori, dei cittadini e dei nuovi enti, risposte immediate”.

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