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Riforma ex Province, Crocetta tira dritto
e Ardizzone lo scavalca: cambierò tutto

Tutto nasce dalla nota con cui Renzi, tramite il sottosegretario De Vincenti, ha annunciato che anche l’ennesima versione della riforma siciliana non piace al governo nazionale

Il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone

PALERMO. Rosario Crocetta annuncia l’intenzione di sfidare il governo Renzi difendendo la riforma delle Province impugnata. Ma all’Ars è già pronto il piano che martedì cancellerà le anomalie regionali recependo la norma nazionale. E così dietro la riforma che ha soppresso le Province per dar vita (solo sulla carta) a Liberi Consorzi di Comuni e Città metropolitane va in scena un conflitto istituzionale fra Palazzo d’Orleans e Parlamento con pochi precedenti.

Tutto nasce dalla nota con cui Renzi, tramite il sottosegretario De Vincenti, ha annunciato che anche l’ennesima versione della riforma siciliana non piace al governo nazionale. Che quindi non ritirerà l’impugnativa già avviata a luglio. Il nodo, a questo punto, rimane la scelta dei vertici delle Città metropolitane: tre strutture che mettono insieme amministrativamente i Comuni del territorio di Palermo, Catania e Messina.

A livello nazionale la guida è automaticamente affidata al sindaco del Comune capoluogo, in Sicilia si è scelto di eleggere i vertici attraverso un voto limitato ai consiglieri comunali. Crocetta è da sempre contrario a consegnare a Leoluca Orlando ed Enzo Bianco le chiavi di nuovi enti destinatari di finanziamenti ingenti e notevole peso politico.

 

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