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Quote tonno, il M5S: "Il Ministero le concentra nelle mani di poche aziende"

PALERMO. "Ancora una volta sono gli italiani i peggiori nemici dei propri concittadini e della già flebile economia dei territori, la decisione del Ministero di redistribuire le nuove quote del Tonno Rosso assegnate all'Italia solamente fra le trenta imprese più grandi è suicida" – a dichiararlo sono gli eurodeputati M5S Ignazio Corrao e Marco Affronte, in merito alla scelta del Ministero sulle quote di Tonno Rosso della Sicilia.

"Sia dal punto di vista economico che da quello sociale – spiegano gli eurodeputati - una concentrazione nelle mani di pochi non ha senso. Secondo noi la pesca artigianale va tutelata e, anzi, incentivata. Specialmente se parliamo di una risorsa tanto preziosa. Si tratta di una scelta che è uno schiaffo alla volontà del Parlamento Europeo, che aveva anche votato un emendamento, nel report dedicato alla trasposizione delle direttive ICAAT, dove si chiedeva più trasparenza sull'assegnazione delle quote all'interno degli Stati Membri e soprattutto una maggiore attenzione verso quelle arti di pesca che da sempre pescano sostenibilmente il Tonno Rosso nel Mediterraneo. Viene da sorridere pensando che l'emendamento fosse stato proposto da un'Europarlamentare del Partito Democratico, sbugiardata da un Ministero che in teoria è guidato da un rappresentante del suo Partito... Noi possiamo garantire - concludono- che continueremo la nostra battaglia per una pesca sostenibile e per la tutela di quei pescatori artigianali che lavorano nel rispetto del mare."

"In questo genere di questioni è necessario considerare sia aspetti di tipo ambientale, che economico, che sociale" - dice Ignazio Corrao -. "Dal punto di vista sociale, infatti, sappiamo che c’è molto malcontento per la disparità che è stata creata con la prima distribuzione delle quote, concentratesi in poche mani, e tanti piccoli pescatori privati di una risorsa così ricca. Il Tonno Rosso è infatti la risorsa commercialmente più importante presente nei nostri mari e le quote – suddivise ormai vari anni fa – hanno scavato un solco fra chi le detiene e chi no. Allargare ulteriormente questo solco" - conclude Corrao - "è un grosso errore. Andrebbe invece colmato con una redistribuzione più equa."

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