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D'Alema: il malessere del Pd si traduce in nuovi gruppi

«Sta crescendo un enorme malessere alla sinistra del Pd che si traduce in astensionismo, disaffezione, nuove liste, nuovi gruppi. Nessuno può escludere che alla fine qualcuno riesca a trasformare questo malessere in un nuovo partito»

ROMA. «Sta crescendo un enorme malessere alla sinistra del Pd che si traduce in astensionismo, disaffezione, nuove liste, nuovi gruppi. Nessuno può escludere che alla fine qualcuno riesca a trasformare questo malessere in un nuovo partito».

Per l'ex premier Massimo D'Alema, intervistato dal Corriere della Sera, «la vera sfida è come si ricostruisce il centrosinistra, ed è, oggi, una battaglia che non si conduce più soltanto all'interno del Pd». «Il Pd non ce la fa più a tenere insieme il campo di forze del centrosinistra. E dubito che riuscirà a compensare le masse di voti perse a sinistra alleandosi con il mondo berlusconiano», afferma D'Alema. «Renzi ha reciso una parte fondamentale delle radici del Pd. Ha soffocato lo spirito dell'Ulivo. Anche la sua riforma elettorale si ispira a quella di Berlusconi».

«Il Pd è finito in mano a un gruppetto di persone arroganti e autoreferenziali. Dei fondatori non sanno che farsene. Ai capi del Pd non è passato per l'anticamera del cervello di consultarci una volta, in un momento così difficile. Io cosa dovrei fare? Cospargermi il capo di cenere e presentarmi al Nazareno in ginocchio a chiedere udienza a Guerini?», osserva D'Alema. «Si tende a trasformare il Pd nel partito del capo. Chi non si allinea viene brutalmente spinto fuori. Guardo con simpatia alla battaglia della minoranza, ma non mi pare che, purtroppo, riesca a incidere sulle decisioni fondamentali».

«Loro non vogliono tenere insieme il centrosinistra, vogliono sbarazzarsene. Mi fanno ridere quelli che lanciano l'allarme sul partito della Nazione; il partito della Nazione è già accaduto. Lo schema mi pare evidente: approfittare della crisi di Berlusconi per prenderne il posto. Ma è un'illusione», sottolinea D'Alema.

«Verdini ha capito che se Renzi rompe con la sinistra va dritto verso la sconfitta, magari in un ballottaggio con l'M5S. Per questo è preoccupato. Una volta lacerato il centrosinistra - avverte - non viene il partito della Nazione; viene il populista Grillo. O viene la destra. Perchè il ceto politico berlusconiano che oggi si riunisce attorno a Renzi non gli porterà i voti di Berlusconi. La destra è confusa ma esiste, e una volta riorganizzata voterà per i suoi candidati».

«Il Pd versa in una condizione gravissima, e la classe dirigente reagisce insultando e calunniando con metodi staliniani», dichiara D'Alema. Sulle elezioni capitoline, «non so cosa farà Bray. Certo non ho il minimo dubbio che la sua candidatura sarebbe quella di maggior prestigio per la Capitale, mentre qui pare tutto un giochino interno al Pd. Roma merita un sindaco di alto livello, a prescindere dall'appartenenza di partito».

Quanto a Giachetti, «si è fotografato su Internet mentre traina un risciò su cui è seduto Renzi. Questa non può essere l'immagine del sindaco di Roma, neanche per scherzo». Sulle primarie di Napoli, «nelle aree di voto d'opinione Bassolino è nettamente avanti. In altre zone è sotto di tremila voti: a proposito di capibastone e di truppe cammellate», rileva D'Alema. «Bassolino denuncia un mercimonio. Produce video che lo provano. E il presidente del partito, con il vicesegretario, rispondono che il ricorso è respinto perchè in ritardo? Ma qui siamo oltre l'arroganza. Siamo alla stupidità», aggiunge l'ex premier, secondo cui per le primarie «bisogna scrivere nuove regole, e intanto rispettare quelle che già ci sono».

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