ROMA. È previsto intorno alle 15 un incontro tra Silvio Berlusconi e Rita Dalla Chiesa. Ad annunciarlo sarebbe stato l'ex premier ieri sera nel corso di una cena a palazzo Grazioli con i coordinatori regionali.
Dalla Chiesa, nome proposto per il comune di Roma da Fratelli d'Italia, potrebbe essere la candidatura intorno a cui il resto dei partiti del centrodestra potrebbero convergere e superare così l'impasse sul candidato al Campidoglio.
SALVINI DISERTA IL VERTICE. Il leader della Lega, Matteo Salvini, non parteciperà al previsto incontro fissato da Silvio Berlusconi. Secondo quanto si apprende Salvini avrebbe mostrato irritazione per come è stata gestita la vicenda per la corsa a sindaco di Roma che ieri avrebbe individuato in Rita Dalla Chiesa la possibile candidata. Le stesse fonti assicurano che il rifiuto a partecipare al vertice non è legato alla persona ma esclusivamente al modo con cui è stata gestita la vicenda.
«Ringrazio per la fiducia, io non ho ancora deciso», dice la famosa conduttrice televisiva. Intanto il centrosinistra piomba nel caos per i risultati di un primo sondaggio. E Sel non ci gira attorno: «Il Pd a Roma non è competitivo, al ballottaggio è più facile che ci vada un'alleanza tra Fassina, Marino, Sel e civici».
Una cosa per ora è certa: Alfio Marchini, fino a pochi giorni fa 'benedettò dai bookmaker, non sarà il candidato del centrodestra a Roma. Oggi gli occhi erano tutti puntati su Fabio Rampelli, ex colonnello di An ora capogruppo di Fdi alla Camera e designato come possibile candidato sindaco. Ma da lui nessun annuncio di discesa in campo.
Di certo Fdi, forte delle percentuali che danno il partito della Meloni in ascesa, oggi mette in chiaro alcune cose: «Siamo a disposizione della coalizione di Roma ma non ci si può far imporre un candidato sindaco di cui noi non abbiamo stima sul piano politico» afferma Rampelli. «Deve valere lo schema di Bologna. La coalizione deve presentarsi con un candidato unitario perchè vogliamo vincere» dice il senatore di Fi Francesco Giro. L'importante, sottolineano in casa azzurri, che si faccia «in fretta».
Intanto la conduttrice televisiva in un'intervista al Tg1 dice: «Credo che Roma meriti il massimo rispetto e il massimo amore». Nel centrosinistra invece c'è maretta. In casa dem sono tutti con il fiato sospeso e aspettano le mosse dell'ex sindaco di Roma Ignazio Marino che nei giorni scorsi ha fatto capire che sarebbe pronto a ricandidarsi.
Il M5s nel frattempo va all'attacco: «I garanti non sono Grillo e Casaleggio ma per il Pd sono stati Buzzi e Carminati», tuona Alessandro Di Battista che manda su tutte le furie i dem.
«Lo querelo per diffamazione», replica il minisindaco dell'Eur Andrea Santoro (Pd). Ma a smuovere ancor di più le acque a sinistra ecco che spunta un sondaggio da cui si evince che nessuna delle candidature in pista scalderebbe l'elettorato di centrosinistra.
«Francamente i sondaggi mi hanno sempre appassionato molto poco» commenta Roberto Giachetti, candidato sindaco che si classifica come il favorito tra i quattro sfidanti con il 25,8%, seguito da Ignazio Marino accreditato al 18%. È proprio lui che oggi lancia un appello: «Spero che alle primarie partecipino anche gli elettori di Sel».
Sel declina l'invito e, numeri alla mano, avverte: «Senza una sinistra ampia, civica e popolare - spiega il segretario romano Paolo Cento - il Pd a Roma non è competitivo e anzi i sondaggi confermano che al ballottaggio è più facile che ci vada un'alleanza tra Fassina, Marino, Sel e civici piuttosto che il Pd».
«La sinistra diffusa, che passa per Sel, Stefano Fassina, i movimenti, l'esperienza della rete civica di Ignazio Marino, può vincere» gli fa eco l'ex capogruppo dei vendoliani in Campidoglio Gianluca Peciola. «Lo vedo difficile un ticket tra Marino e Fassina» replica il candidato sindaco, in quota Pd, Roberto Morassut.
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