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Mattarella da Obama: "Per la Libia collaborazione decisiva"

WASHINGTON. Con l'Italia c'è una "straordinaria collaborazione" su tutti i dossier di politica estera e Roma e Washington concordano che sulla Libia non bisogna compiere passi affrettati ma aiutare la formazione del nuovo Governo di unità nazionale. Barack Obama non ha dubbi: l'Italia è uno straordinario alleato da ringraziare per gli impegni internazionali assunti, compreso l'ultimo, quello che porterà almeno 450 militari a protezione della diga di Mosul in Iraq.

Oltre un'ora di colloquio nello studio ovale della Casa Bianca hanno permesso di costruire un ottimo clima di fiducia tra Sergio Mattarella e il presidente americano che ha mostrato di comprendere meglio di alcuni Paesi partner dell'Unione europea la gravità del fenomeno migratorio nel Mediterraneo. Fino al punto di annunciare un'idea dirompente, seppur in stato embrionale: la possibilità di coinvolgere più direttamente la Nato nelle missioni umanitarie. In sostanza la promessa di attivare le unità a stelle e strisce che numerose navigano nel Mediterraneo. "Abbiamo parlato a lungo del problema dei profughi e dei migranti che ha un impatto terribile sull'Europa e sull'Italia in particolare. Per gli Usa questo non è un problema solo dell'Europa ma un problema globale che mette sotto pressione gli Usa.

Serve quindi una collaborazione Europa-Nato per smantellare le reti di traffico di esseri umani", ha assicurato Obama. Un balsamo per Mattarella che sin dall'inizio del suo settennato si spende per frenare l'onda emotiva dei cittadini che rischia sempre più di tracimare in irrazionale xenofobia. Con Mattarella c'è una naturale "affinità" ha scherzato Obama quasi a voler rompere il ghiaccio con questo nuovo presidente così lontano dalla politica italiana degli ultimi 20 anni. "Tra me e il presidente Mattarella c'è una importante affinità, come me è un professore di diritto costituzionale", ha spiegato e, sorridendo, ha aggiunto: "tra l'altro ha il grande onore di essere il primo presidente siciliano". E quindi subito via ai lavori sui quali pesava un'agenda ricchissima di crisi internazionali. Prima fra tutte quella libica, per la quale il viaggio del presidente negli "States" è stato preceduto da indiscrezioni reiterate sulle pressioni dell'amministrazione americana affinchè si desse inizio alle danze militari sul terreno. Ma la prudenza italiana sembra essere stata recepita in pieno da Obama che oggi ha pesato con attenzione le parole: "abbiamo parlato degli sforzi congiunti per aiutare la Libia a formare un governo che permetterà alle loro forze di sicurezza di stabilizzare il loro territorio e neutralizzare l'Isis", ha detto.

Sintonia piena quindi con l'Italia che non vuole accelerazioni ma da settimane ripete come un mantra che niente può essere iniziato senza una cornice di legalità internazionale certa. Serve prima un Governo di unità nazionale, ha riconosciuto Obama. E non sarà facile ne' forse velocissimo, visto che il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni - anch'egli alla Casa Bianca insieme al vicepresidente Joe Biden - racconta che gli sforzi in atto sono tanti ma che prima della prossima settimana il voto del Parlamento libico certamente non ci sarà. Quel che è certo - cosa per la quale si può parlare di successo della visita - è che la Casa Bianca ascolta l'alleato italiano e lo ritiene una spalla importante per la guerra globale contro l'Isis.

Del resto le tanti basi militari nel nostro territorio e la collocazione geografica nel cuore del Mediterraneo fanno dell'Italia un ponte imprenscindibile per ogni azione alleata contro Daesh. "Per la Libia, la nostra collaborazione è decisiva affinché la comunità internazionale risolva i drammatici problemi sul tappeto ripristinando stabilità e sicurezza", ha infatti confermato Mattarella parlando al termine dell'incontro allo studio ovale. Clima ottimo e colloqui proficui, quindi. Al punto che Mattarella ha scelto di sollevare il "problema Regeni" ad Obama al termine del colloquio. Massimo riserbo sui contenuti ma trapela che il presidente americano segue con grande attenzione lo sviluppo delle indagini e che gli Stati Uniti collaboreranno per la ricerca della verità. Un incontro così disteso non poteva che concludersi con un invito da parte di Mattarella a Obama: venga al più presto a Roma. Lo farò, ha risposto il presidente, anche perchè l'Italia è una delle mie destinazioni preferite. Probabilmente entro il 2016.

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