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Codice antimafia in Aula, Mattiello: colpirà le ricchezze dei boss

Lo ha detto Davide Mattiello - Pd (nella foto), relatore del nuovo Codice antimafia, illustrando oggi alla Camera il contenuto del provvedimento atteso da tempo

ROMA. "La Riforma del Codice Antimafia nasce dalla forza culturale delle grandi organizzazioni che si battono per la legalità, arricchita dal contributo di un lungo dibattito all'interno delle commissioni Antimafia e Giustizia: consentirà di fare una lotta di sistema alle organizzazioni criminali che verranno colpite al cuore, cioè nelle loro ricchezze illecite.

Il nostro auspicio è che il Parlamento possa licenziare questa legge con il più vasto consenso, così saranno onorati gli sforzi di chi fa ogni giorno una battaglia onesta e generosa per la legalità". Lo ha detto Davide Mattiello (Pd), relatore del nuovo Codice antimafia, illustrando oggi alla Camera il contenuto del provvedimento atteso da tempo.

Mattiello ha sottolineato "la delicatezza e la complessità della materia che si propone un fine importantissimo: dare organicità alla normativa antimafia che avrà così la capacità di un contrasto di 'sistema' ai boss, superando gli interventi frammentati e varie criticità. La legge amplia i soggetti attivi e passivi, tutela i terzi creditori, evita il fallimento delle aziende e tutela chi ci lavora: cioè colpisce gli fa gli illeciti e salvaguarda le attività che possono e devono continuare a stare nei territori: solo così lo Stato può vincere".

La riforma del Codice Antimafia prevede l'applicazione dei sequestri e delle confische anche a chi è indiziato di favorire la latitanza. "Allarghiamo il perimetro dei soggetti a cui possono essere applicate le misure di prevenzione personali e quindi patrimoniali. Questo permetterà di colpire chi appoggia i latitanti, a partire dal latitante numero uno, Matteo Messina Denaro", ha detto il relatore, Davide Mattiello, Pd, il quale ha aggiunto che lo stesso avverrà per chi si macchia di delitti contro la pubblica amministrazione: basterà l'indizio di un delitto grave contro la Pa per estendere anche a lui i sequestri.

Fra le novità più importanti: la creazione di un Fondo di garanzia per le aziende sequestrate che ha già una copertura e la delega al Governo per creare un Fondo anche per gli immobili sequestrai e confiscati; la previsione di un coinvolgimento a titolo gratuito degli imprenditori del territorio nella valorizzazione delle aziende sequestrate. Se la collaborazione si protrae positivamente per 12 mesi, si matura un diritto di prelazione.

E ancora: se facendo la verifica dei crediti, un credito bancario risultasse non di buona fede, la banca sarebbe «deferita» alla Banca d'Italia. Viene ridisegnata l'Agenzia per i beni sequestrati e confiscati, che viene posta sotto la presidenza del Consiglio (era sotto il ministero dell'Interno), ha sede a Roma, il direttore non deve essere necessariamente un prefetto. L'Agenzia potrà destinare i beni anche direttamente ad enti e associazioni; gli Enti territoriali potranno essere tra i destinatari delle aziende.

Tra le novità si prevede inoltre che amnistia, prescrizione e morte del proposto, non interrompano il procedimento di confisca; che l'amministratore giudiziario possa essere autorizzato a pagare subito i creditori strategici. Si interviene profondamente, infine, sulla figura dell'amministratore giudiziario, dettando criteri stringenti di cui dovrà tenere conto sia il Governo nel regolamentare l'iscrizione all'Albo nazionale, sia il Tribunale nel momento in cui dovrà nominare in concreto gli amministratori giudiziari, anche evitando il cumulo degli incarichi.

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