ROMA. «Io non mi muovo in una logica distruttiva, per me il Pd è il partito del secolo, è il simbolo di quello che manca all'Italia. Ma intanto voglio ridurre il danno, correggere quello che non va nel combinato disposto della riforma elettorale e delle altre riforme istituzionali. Con l'Italicum il Parlamento è subordinato in modo anomalo all'esecutivo, troppi nominati, non c'è trasparenza parlamentare che sorregga una democrazia vera e nemmeno un presidenzialismo ordinato e significativo, con i suoi contrappesi». Così Pier Luigi Bersani, ex segretario Pd, in un'intervista al Foglio. «Rischiamo una cosa abborracciata, il sistema democratico del ghe pensi mi. Per evitare questo io chiedo poco, ma quel poco lo chiedo», dice Bersani, secondo cui il testo può tornare al Senato. «Il Pd c'è, al Senato. E Ncd con l'apparentamento vota. Si può fare senza rovesciare il tavolo. Il problema è che una legge migliore - sottolinea - è deterrente verso duelli populisti possibili, dato il carattere involuto e spesso maligno della crisi italiana: uno scontro Renzi-Grillo non lo voglio vedere. Ci vogliono norme che ridiano spazio alla politica dei partiti, nel senso migliore del termine, e ci risparmino un circuito fatto solo di comunicazione, ritmi, disintermediazioni, individualismi dell'investitura personale».