ROMA. Il giorno dopo aver portato in piazza gli anti-Renzi, Maurizio Landini va oltre gli attacchi e al premier chiede risposte. Sì perché per il leader della Fiom la sua coalizione sociale "crea una domanda politica". E alle domande bisogna rispondere. Quello che ieri è stato detto dal leader della Fiom non è certo passato inosservato. Specie nella sinistra, che si interroga sulla portata del movimento messo in moto dalla manifestazione di piazza del Popolo.
Guai a "liquidare Landini", dice Sel, visto che in quella piazza sono stati portati i problemi del Paese. E guai anche a volere le piazze vuote, avverte Vendola, "come vogliono le dittature e le mafie". Ma se Sel dà a Landini un appoggio pressoché incondizionato, la minoranza Pd sta a guadare e avverte: non c'è bisogno di un nuovo partito. Landini incassa e va avanti dritto per la sua strada. Al presidente del Consiglio non risparmia le critiche. Ribadisce che, sulla questione lavoro,Renzi "ha fatto peggio di Berlusconi". Se, infatti, il Cav "di fronte alle proteste dei sindacati, alle manifestazioni si fermò, si confrontò con il sindacato, Renzi va avanti". E, poi, sbotta: "Abbiamo fatto uno sciopero generale portato gente in piazza ma il governo se ne è strasbattuto".
Ecco perché alza la voce e chiede risposte, Landini, soprattutto perché "siamo di fronte a difficoltà serie, non di fronte a problemi semplici: per questo ci vorrebbe la pazienza di un confronto e cercare mediazioni". Già, ma per ora la strada sembra essere in salita. La stessa minoranza Pd, che con Renzi qualche problema di confronto ce l'ha, guarda Landini ma gli chiede anche qualcosa. Se, infatti, Stefano Fassina, che ieri pomeriggio era in piazza con la Fiom, fa presente che lì c'erano anche "iscritti e militanti che hanno mollato il Pd" e che è un dato di fatto che la coalizione sociale "tenta di rispondere a domande sociali che il Pd non si pone più", Rosy Bindi frena.
Certo, anche lei consiglia a Renzi di ascoltare quella piazza e ammette anche che Landini "sa fare bene il sindacalista" ma poi sottolinea che "non dovrebbe esserci bisogno di un nuovo partito". La minoranza Pd continua a vedere in questa storia ancora troppa ambiguità. Non a caso Cesare Damiano, 28 anni
della sua vita in Fiom, chiede al sindacalista di scegliere. La manifestazione di ieri "può diventare qualcosa di politico o, ancor più, partitico", spiega Damiano, ecco perché "tocca a Landini sciogliere l'ambiguità". Altro che ambiguità, invece, per il segretario dello Spi-Cgil, Carla Cantone, che la strada ce l'ha davanti chiara: "Il sindacato deve fare politica, se non fa politica non è
sindacato. Dobbiamo fare alleanze con quelli che vogliono camminare con noi più siamo e meglio è". E a sapere quale direzione seguire è anche Sel. "Ora più che mai è il momento della lotta per mettere fine alle falsità di Renzi su come
l'Italia stia in ripresa e invece conta 10milioni di poveri", dice Vendola, che punta il dito contro il "governo delle lobby". Un governo, dice il leader di Sel, che "fa cose di destra" e che "chiede al sindacato di diventare parastato". "Se non si riempiono le piazze cominciamo a boccheggiare - è la conclusione
di Vendola - invece abbiamo bisogno di ossigeno".
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