PALERMO. Sono 600 tra dirigenti, militanti e consiglieri comunali del Pd siciliano dell'area Civati che hanno detto addio al partito per creare una forza politica in Sicilia che guardi a Sel, all'associazionismo, agli astensionisti. «Pd e governo siciliano litigano per mostrare chi è più rottamatore, più antimafioso, rivoluzionario. L'isola affonda, ma non c'è rottamazione e rivoluzione. Il Pd - scrivono - diventa la casa per tutto e il contrario di tutto, anche per chi era il peggior avversario di centrodestra».
«Governo della rivoluzione e del Fare, che si è rivelato solo il governo degli annunci e dei rinvii - aggiungono - solo in un campo è stato davvero operoso: nel raccattare esponenti di centrodestra, provenienti da tutte le formazioni siciliane».
«In questi mesi abbiamo assistito - proseguono - all'ingresso di Marco Zambuto (già Udc, poi Pdl, poi di nuovo Udc) premiato con l'elezione a presidente regionale del Pd dopo la folgorazione renziana; l'on. Nello Dipasquale, ex berlusconiano di ferro e sindaco Pdl di Ragusa; l'on. Giovanni Di Giacinto passato da Grande Sud di Gianfranco Miccichè al Megafono e poi al Pd. Di fronte al nostro dissenso siamo stati accusati di non avere disciplina di partito».
«Adesso l'ingresso degli esponenti di Articolo 4 come Paolo Ruggirello, che alle scorse regionali del 2012 era candidato con la lista di Nello Musumeci, ex capogruppo Mpa all'Ars; Luca Sammartino (eletto all'Ars con l'Udc); Valeria Sudano (nipote dell'ex senatore Udc Mimmo Sudano, vicino a Cuffaro), Raffaele Nicotra (ex Udc) ed Alice Anselmo (ex Udc)». Per la responsabile regionale siciliana dell'area Civati, Valentina Spata, «se il Pd di Renzi in tutta Italia sta facendo alleanze con pezzi del centrodestra, in Sicilia si è oltrepassato ogni limite consegnando direttamente il partito al centrodestra».
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