ROMA. Una direzione di battaglia in vista dell'appuntamento elettorale delle regionali ma anche di sintesi per celebrare l'anno di vita del partito ed elencare le cose fatte al Governo. «Siamo noi - dà la carica ai suoi Angelino Alfano durante la direzione del Nuovo Centrodestra - quelli che stanno cambiando il Paese». Poi ci va giù duro con Matteo Salvini: «Non riesce a tenere unita la Lega, figuriamoci una coalizione». «Con lui - è il ragionamento che si fa nel partito - il centrodestra sarà sempre minoranza». Il riferimento è anche alla lite tutta «lumbard» fra Luca Zaia e Flavio Tosi, che minaccia di correre in antitesi al governatore uscente. Un bell'assist per i centristi di Area Popolare.
Che al di là della tattica di giornata, puntano ad elaborare una strategia coerente per il futuro: Salvini, dicono, punta a distruggere Forza Italia e a capitalizzare sulle sue ceneri, spostando il baricentro del centrodestra verso posizioni estreme. Corrergli dietro è dunque controproducente. Alfano ne è consapevole: «Noi - dice - siamo i soli che stanno lavorando per ricostruire una grande area moderata e popolare, l'unica alternativa possibile per un confronto serio con il Pd». Il centrodestra a trazione leghista, insomma, resterebbe sempre su posizioni di minoranza. «Se così non fosse - nota Gaetano Quagliariello - Salvini in Veneto si comporterebbe con più rispetto verso il suo governatore uscente».
Anche il leader leghista non risparmia affondi contro i centristi: «Berlusconi non può chiedermi di andare con Alfano che ha scelto la poltrona e i clandestini». Con l'occasione, Salvini «licenzia» pure il Cav come leader del centrodestra: «Berlusconi ha fatto tanto ma preferisco guardare al futuro. In Italia ci vuole il ricambio» L'idea, nel Nuovo Centrodestra, dunque è quella di non insistere troppo sul tema delle alleanze al nord, anche perchè il partito è nettamente più forte al sud. Inoltre, e questa è una posizione vista con favore da Beatrice Lorenzin, le posizioni estreme della Lega in campo economico, come ad esempio l'uscita dall'Euro, potrebbero alla lunga esasperare quel tessuto imprenditoriale settentrionale che non ha ancora deciso a che santo votarsi. In direzione - stando a quanto si apprende - c'è però anche il tempo di uno scontro al vertice.
Fabrizio Cicchitto avrebbe bacchettato Alfano proprio sul punto a lui più caro: la responsabilità di stare al Governo. Ma in serata Cicchitto ha negato di aver bacchettato il leader. La logica del dividendo al partito si può applicare a Beatrice Lorenzin, a Maurizio Lupi o persino al gruppo parlamentare per quanto riguarda il Jobs Act. Ma non al lavoro svolto al Viminale dallo stesso Alfano (per esempio sull'immigrazione). Ecco allora che sarà bene garantire l'ordine pubblico, senza nessuna sbavatura, in occasione della manifestazione della Lega a Roma sabato prossimo.
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