ROMA. «Non abbiamo voluto consegnare Mattarella alla sinistra e all'estrema sinistra. Il nostro voto ha permesso a Mattarella di avere un pezzo di area moderata». Lo afferma al Corriere della Sera il ministro dell'Interno e leader di Ncd, Angelino Alfano, secondo cui l'elezione del nuovo capo dello Stato è un successo del premier Renzi «nell'immediato certamente» ma «il giudizio vero si potrà dare nelle prossime settimane o mesi, quando si vedrà se sulla riforma costituzionale esiste la forza parlamentare per andare avanti. Vale a dire se Renzi troverà la forza fuori dalla maggioranza di governo, se il patto del Nazareno terrà». «I fatti del Pd sono imperscrutabili», dice Alfano sulla tenuta del Partito democratico, mentre su Jobs act e banche popolari aggiunge: «Si tratta di partite ancora non chiuse. Non avremo prudenza nè paura nel far valere i nostri argomenti».
Alfano poi afferma: «Siamo un partito giovane, alla prima prova di un'elezione presidenziale. Un passaggio difficile dove è naturale, anche per formazioni più mature, affrontare una fatica. E, spesso, anche un tormento». E sul faccia a faccia con la presunta richiesta di dimissioni da ministro da parte del premier, Alfano precisa: «Non è vero niente, tanto che Renzi ha smentito subito. E penso sia stata la sua prima smentita ai giornali. La verità? Ci siamo incontrati per caso, io entravo alla Camera da via della Missione e me lo sono trovato all'ingresso. Ammetto che la discussione è stata molto forte, ma non su quella cavolata delle dimissioni, no». Piuttosto, fa sapere, «gli ho rinfacciato di aver lavorato esclusivamente per costruire l'unità del Pd, ma lasciando in piedi fino all'ultimo le candidature di Amato e Casini senza aver sollevato obiezioni». «Amato - continua - lo voleva Berlusconi, io portavo Casini. Ma avevamo stretto un patto di reciproco sostegno: se Renzi avesse scelto Amato noi l'avremmo votato e così avrebbe fatto Forza Italia se il nome fosse stato quello di Casini». Ma il premier Renzi, fa sapere Alfano, «mi ha detto: io non mi faccio scegliere il candidato da Berlusconi e Bersani (Giuliano Amato), nè me lo faccio imporre da te e Berlusconi (Pier Ferdinando Casini)».
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