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M5s, un altro deputato lascia: Currò esce dal partito

Il parlamentare siciliano dice di «non riconoscersi più nel progetto politico» cinquestelle ma soprattutto 'benedicè il governo di Matteo Renzi votando a favore della risoluzione di maggioranza sul Consiglio europeo

ROMA. Il M5S perde un altro parlamentare. Tommaso Currò lascia il gruppo politico cinquestelle alla Camera e riaccende le polemiche interne, sempre più forti in vista dell'elezione del nuovo capo dello Stato. Il deputato siciliano annuncia in Aula di «non riconoscersi più nel progetto politico» cinquestelle ma soprattutto 'benedice' il governo di Matteo Renzi votando a favore della risoluzione di maggioranza sul Consiglio europeo. Un «tradimento» per i suoi ormai ex colleghi, presi di sprovvista dalla dichiarazione in Aula, che non gli risparmiano critiche.

Così mentre dai banchi della maggioranza il Pd elogia l'addio con un caloroso applauso, i cinquestelle lo coprono di freddezza e disprezzo: quando Currò parla a favore di Renzi, Carlo Sibilia si alza in piedi, sfrega le dita tra loro e urla a Renzi: «Lo hai pagato, eh?».

È l'epilogo di un cammino, lunghissimo, iniziato lo scorso anno quando il 4 aprile del 2013, a meno di quattro settimane dall'elezione in Parlamento, il deputato siciliano in un'intervista alla Stampa criticò aspramente la linea Grillo-Casaleggio di chiusura ad un accordo di governo con il Pd. Un gesto che ha segnato la sua esperienza da «separato in casa» nel M5S e lo ha «bollato» come dissidente.

 Il suo addio non cambia gli equilibri alla Camera, dove il Pd ha una maggioranza assoluta, nè, tantomeno, può influire sull'elezione del nuovo presidente della Repubblica, ma viene letto come la prima di una possibile serie di defezioni tra i pentastellati. Potrebbero essere quattro o cinque i deputati a voler seguire Currò (a Montecitorio si fanno di nomi di quelli che hanno partecipato all'Open Day dei dissidenti organizzato da Federico Pizzarotti lo scorso 7 dicembre a Parma). In cima alla lista ci sono Mara Mucci, Walter Rizzetto, Tancredi Turco, Marco Baldassarre, Gessica Rostellato che, però, smentiscono.

Di certo, non si tratta della pattuglia di quasi 40 parlamentari che l'ala dissidente sperava di mettere insieme ma comunque il pacchetto di mischia degli ex pentastellati (arrivati complessivamente a quota 23) potrebbe giocare un ruolo nella partita del Quirinale.  Beppe Grillo sull'argomento glissa. Con un post sul blog attacca papa Francesco per non aver ricevuto il Dalai Lama; un'operazione che sembra fatta soltanto per oscurare il «caso Currò».

In passato, quando il parlamentare siciliano fu al centro delle polemiche per aver fatto passare nella legge di stabilità un provvedimento a favore di un parco marino nei pressi di casa sua e fioccarono le richieste di espulsione, il leader M5S lo definì «un miracolato della politica». Poi telefonate, attacchi, strappi, riavvicinamenti con lo stesso Grillo fino all'episodio di oggi.

Chi è stato vicino a Currò in questi mesi dice di essersi meravigliato dell'annuncio e nega di essere stato già a conoscenza delle sue intenzioni. In realtà, la notizia circolava ma ciò che realmente ha meravigliato è stata la decisione di non presentare le dimissioni da parlamentare, come fatto da altri dissidenti in passato, e contemporaneamente di aver appoggiato apertamente Renzi.  «Voglio sentirmi sereno ed orgoglioso di lavorare per un progetto politico nel quale riconoscermi e attraverso il quale operare. Oggi questa condizione in M5S non c'è più», ha spiegato Currò in Aula. «Buona fortuna, vai tra gli 'onorevolì», è il saluto amaro del gruppo M5S alla Camera.

Ma il clima interno è ben più duro. «Finalmente chiarisce che il suo mandato non era quello datogli dal M5S ma quello di Matteo Renzi», chiosa Manlio Di Stefano. «Currò è un pezzo che abbiamo perso da molto tempo, se lo prendano pure . È chiaro che Renzi sta andando a fare scouting, i pezzo marci se li prenda lui», rincara la dose la senatrice Barbara Lezzi.

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