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Mutuo da due miliardi per la sanità, dubbi all’Ars sulla copertura ma il Pd dice sì

Relazione dei tecnici della commissione Bilancio ricca di critiche ma il governo difende il prestito. I democratici: «È indispensabile per non perdere 800 milioni»

PALERMO. «Il disegno di legge con cui il governo chiede l’autorizzazione per l’accensione del prestito da due miliardi non è corredato dal piano di ammortamento trentennale. Inoltre la mancata presentazione nei termini di legge del Documento di economia e finanza e del bilancio non consente di valutare l’incidenza del nuovo indebitamento sugli andamenti tendenziali della finanza pubblica».

Sono i due passaggi cruciali della relazione con cui i tecnici dell’Ars hanno sollevato dubbi sulla possibilità di accendere un nuovo mutuo per coprire i debiti della sanità pubblica verso banche e fornitori. Il provvedimento sarà votato in commissione Bilancio domani. E in quella sede i tecnici della commissione e il presidente Nino Dina si attendono anche che l’assessore all’Economia Alessandro Baccei fornisca l’elenco delle aziende creditrici che beneficeranno del maxi mutuo. Intanto, la relazione dei tecnici del servizio Bilancio dell’Ars solleva altri dubbi sulla copertura finanziaria.

Il governo ha annunciato che per pagare le rate trentennali, che vanno da 70 a 80 milioni, annuali utilizzerà il gettito derivante dall’addizionale Irpef e dall’Irap (aumentate oltre i livelli massimi nazionali nel 2006 per coprire i buchi della sanità). I tecnici rilevano però delle incongruenze: «Il ministero dell’Economia stima tale gettito in 316 milioni. Il governo parla di 330 milioni. La quantificazione del gettito andrebbe confermata da dati previsionali sull’andamento delle entrate, non rilevabili dalla relazione tecnica al disegno di legge nè ancora riscontrabili nel Documento di economia e finanza».

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