ROMA. Matteo Renzi apre la campagna acquisti, aprendo le porte del Pd tanto ai transfughi di Sel quanto ai malpancisti di Sc alla ricerca di una nuova via. Altro che alleanze, il leader dem punta a realizzare la vocazione maggioritaria di veltroniana memoria. O, in modo meno aulico, il partito piglia-tutto. Un partito nel quale la minoranza, pur a disagio, ha deciso per ora di rimanere. Ma di non raccogliere l'invito, arrivato di persona dal premier, di partecipare alla Leopolda, la kermesse renziana alla quale la sinistra guarda con diffidenza, il "partito parallelo" del premier, accusa Gianni Cuperlo, che, attacca, porterà il Pd alla deriva.
Finisce con uno zero a zero il primo tempo, in direzione, del dibattito sulla forma partito. Il premier chiarisce da subito che se ne continuerà a parlare fino all'assemblea di fine anno. E d'altra parte Renzi, con la legge di stabilità e il jobs act in discussione in Parlamento, non ha intenzione di aprire un nuovo fronte dentro il partito. E tende la mano anche ai dissidenti: "Non espelleremo mai chi fa battaglie serie sulle riforme, lasceremo libertà di coscienza", assicura pur chiarendo che, invece, sui voti di fiducia per il futuro bisognerà darsi regole interne. Liquidando come "fuori luogo" la polemica sul calo degli iscritti, il leader Pd ammette però che serve una riflessione. Ed è lontano dalle sue intenzioni un partito liquido.
Ma per il segretario dem, in primo luogo il Pd deve essere "un partito di sinistra" che vince, dove per sinistra per lui vuol dire in primo luogo "creare opportunità" per tutti. Francesco Boccia obietta che la parola opportunità è tanto cara alla destra mentre la sinistra dovrebbe privilegiare la centralità delle persone o, come dice Gianni Cuperlo, la "tensione morale" verso i valori. Altrimenti, incalza l'ex sfidante alle primarie, "ho la sensazione che in troppe realtà siamo soprattutto una macchina elettorale". Renzi non fa mistero di guardare alla sostanza, immaginando un partito della nazione, che sia trasversale a età e classi sociali. "Non esiste più il tempo indeterminato del voto, l'art.18, gli elettori fanno zapping", scherza. E in una logica di apertura, vuole un Pd che al suo interno dia "cittadinanza piena ma non esclusiva" anche a personalità come l'ex Sel Gennaro Migliore o il centrista Andrea Romano.
Non è altro che un incontro tra cittadini e politica per il premier la sua Leopolda, che il prossimo fine settimana si riunirà a Firenze per il quinto anno consecutivo. Un'iniziativa che però la minoranza vede solo come la dimostrazione dello scarso legame del premier al Pd. "Se tu costruisci e rafforzi un partito parallelo - punta l'indice Cuperlo - scegli un particolare modello di partito che si porterà appresso gli altri vagoni e noi non andremo verso un partito-comunità ma verso una confederazione". Attacchi che irritano i renziani sia perchè nel Pd le correnti hanno sempre goduto di ottima salute. Sia perchè il prossimo week end, molti esponenti della sinistra, invece di andare a Firenze, scenderanno in piazza con la Cgil.
Ma Renzi è in buona e preferisce non andare allo scontro. Esprime rispetto "per la prova di piazza della Cgil" e garantisce a chi del Pd parteciperà che "nessuno vi accuserà di lesa maestà". E assicura che la sua casa è il Pd, nessuna tentazione di partiti paralleli o personali. "Anni di contro-programmazione vi hanno fatto perdere di vista il significato della Leopolda", maligna il leader Pd che ricorda di "essere da sempre contrario alla corrente dei renziani". Ammettendo di aver vinto non quando si è schierato contro il partito ma "quando un pezzo importante del gruppo dirigente ha scommesso su di me". Anche il rottamatore cambia pelle.
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