SIRACUSA. Una settimana esatta prima del voto del 5 ottobre. Per i deputati regionali che confidavano nella revocazione della sentenza attraverso cui è stato stabilito il ritorno alle urne nelle nove sezioni tra Pachino e Rosolini adesso è una vera e propria corsa contro il tempo, e una corsa all’ultimo voto. In un clima esasperato, pieno di tensioni, dove non mancano le accuse anche nei confronti di organismi della Regione reputati incapaci nella gestione di una vicenda «che ha delegittimato l’Ars». Come sottolineato dal parlamentare regionale Pippo Gianni che tornando a ribadire tutti gli aspetti «assurdi» e «gravi» della vicenda chiama in causa anche il presidente dell’assemblea regione. «Contro di lui - dice Gianni - presenterò una richiesta di impeachment. Ha consentito la delegittimazione dell’Ars. Non ha messo in campo tutti gli strumenti e le iniziative necessarie per difendere l’autonomia della Regione». Dei rischi di delegittimazione dell’Ars aveva parlato subito dopo aver appreso l’esito del pronunciamento del Cga anche il deputato Enzo Vinciullo. Sia Gianni che Vinciullo sono tra i candidati eletti nel 2012 costretti a rifare la campagna elettorale con partiti che non sostengono più. «La mia lista - dice Gianni - era collegata a quella del candidato alla presidenza della Regione Musumeci». Gianni è adesso vicino alle posizioni del presidente Rosario Crocetta. «Tra l’altro non ci si è resi conto - aggiunge il deputato - che queste elezioni parziali rischiano di avere conseguenze anche in altre provincie. E questo potrà determinare nuovi ricorsi. Non bisogna dimenticare che il quoziente per l’assegnazione dei seggi è su base regionale. Ci sono i resti. E insomma anche per i deputati eletti negli altri collegi la situazione potrebbe mutare». Non manca poi l’appunto al Cga «entrato a gamba tesa nell’assemblea regionale» e tutta una serie di quesiti sullo svolgimento del voto. «Sono sereno - dice ancora Gianni - ma pretenderò che dinanzi ai seggi siano posti dei cestini in cui gli elettori dovranno lasciare i telefonini. E che si proceda ad annullare il voto nel caso la scheda venga fotografata». Da registrare anche la presa di posizione di Pippo Gennuso, che confessa:«sono in campagna elettorale dallo scorso 18 giugno, da quando è stata fissata la data delle elezioni». «Questa telenovela è finita - dice Gennuso- si è posto fine ad una ingiustizia. Era nel mio diritto chiedere ed ottenere la verifica delle schede. C’è un clima avvelenato. Ma non per colpa mia». Un clima avvelenato anche in casa del Pd per la corsa a due tra Bruno Marziano e Giovanni Cafeo.
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