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Manovra, torna l’assalto ai fondi per gli enti

All’Ars 800 emendamenti fanno lievitare la richiesta di soldi: si va dai premi culturali alle borse di studio ai non vedenti. Un emendamento del governo stabilisce la nuova stangata per i pensionati regionali ma il risparmio è minore

PALERMO. Un vero e proprio assalto alla diligenza. Sono ben 800 gli emendamenti alla manovra ter del governo Crocetta, presentati ieri dai vari gruppi parlamentari, prima dell'inizio della discussione generale. Solo quelli che riguardano la cosiddetta ex Tabella H sono 130.  Nel frattempo, il governo riscrive il piano del contributo di solidarietà da prelevare dai pensionati regionali. Il governo mira a «salvare» 9.698 ex dipendenti regionali, anziché i 7.987 previsti dalla norma approvata in commissione. In sostanza, cresce il numero degli esenti, su cui non verrà applicato alcun «balzello»: sono 1711 in più. Si tratta di burocrati con una pensione di circa 1.800 euro netti al mese. In totale, ad essere tassati, dalla fascia più bassa a quella più alta delle «pensioni d'oro», sono 6.438 contro gli ottomila previsti inizialmente. Una manovra che in commissione Bilancio si era bloccata nelle ultime ore proprio sull'articolo che disponeva una serie di contributi a enti e associazioni, più o meno legate ai partiti. Ma a quanto pare non erano bastati gli scontri delle due sedute notturne.
La chicca è rappresentata dall'emendamento del gruppo dei Drs (Lo Giudice, Picciolo, Greco, Tamajo, Gianni) e da Voce siciliana (Michele Cimino), con cui si chiede di incrementare ulteriormente i fondi per il Cerisdi. Già cresciuti da 200 a 380 mila euro, adesso se ne chiedono altri 140 mila per finanziare le borse di studio (Premio Giovanni Bonsignore), promosse dall'ente di Castello Utveggio.
La maggioranza, a firma rispettivamente di Baldo Gucciardi (Pd) e Cimino, chiede di finanziare l'Ente luglio musicale Trapanese e il liceo musicale Toscanini di Ribera. Sempre il Pd, con Milazzo, Cirone e Concetta Raia, chiede 198 mila euro per la Facoltà teologica di Palermo e 98 mila per l'Istituto Gramsci, ente che era stato escluso dai finanziamenti diretti. C'è poi la richiesta di altri 142 mila euro per l'Istituto teologico San Paolo, già inserito tra quelli che non dovranno partecipare al bando per avere i soldi.
Viene dall'opposizione, invece, la richiesta di fondi per l'Università teologica pontificia di Sicilia, a firma di Vincenzo Vinciullo (Ncd). Dall'esponente del Pd Mario Alloro, invece, l'emendamento per finanziare l'autodromo di Pergusa. Dal Megafono, con Camillo Oddo, c'è la richiesta di 200 mila euro per la Biblioteca Fardelliana di Trapani e di 400 mila per il Consorzio Universitario per l'Ateneo della Sicilia occidentale (a firma anche di Di Giacinto). Ma non basta. Ci sono richieste di fondi per il Coppem, che già rientra tra i «promossi» in commissione, per il Carnevale di Sciacca e per il premio per la fondazione Whitaker. L'Udc, con Nino Dina, presidente della commissione Bilancio, chiede di aumentare i fondi per la Stamperia Braille (1,7 milioni), mentre da Articolo 4 (Ruggirello e Sammartino) arriva la richiesta di 375 mila euro a testa per i comuni di Augusta, Pozzallo, Porto Empedocle e Trapani e di 250 mila per Portopalo. Il Cantiere Popolare (Cordaro e Clemente) chiede un contributo di 750 mila per il Brass Group di Palermo, escluso invece dalla tabella approvata.
Insomma, rimane dura a morire la tentazione di tutti i deputati, da destra a sinistra, di chiedere soldi per associazioni legate al territorio di provenienza, fonti di consensi. Nel frattempo, un emendamento del governo stabilisce la nuova stangata per i pensionati regionali. Pur colpendo le fasce medie ed elevando il «balzello» da prelevare alle pensioni d'oro, il risparmio per le casse pubbliche non sarebbe più di 7,1 milioni di euro annui, così come previsto dal testo approvato in commissione, ma di 5 milioni e mezzo.
Il motivo? Cambiano le aliquote: la più bassa non è del 4 ma per del 5 per cento. La sforbiciata comincerà ad applicarsi ai pensionati con fascia di reddito fra i 35.848 e 42.366 annui, ovvero per coloro che guadagnano intorno ai 2.500 euro netti. Per loro un'aliquota del 5 per cento, che equivale a un taglio di circa 150 euro al mese. Un contributo del 6 per cento (a partire da 2.600 euro al mese) dovranno pagare i 1683 pensionati che godono di un assegno di quiescenza fra i 42 mila e i 48.884. Per loro un taglio in busta paga di circa 240 euro. Le aliquote salgono sino all'8 per cento imposto a chi guadagna fra i 130 mila e 160 mila euro (limite massimo che dovrebbe entrare in vigore). In questo caso, l'assegno dei superburocrati scenderebbe a 147 mila euro, sempre che l'Avvocatura dia parere positivo.

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