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Grasso all'Ars per la Giornata della memoria: "Con la mafia non si può trattare"

PALERMO. "La crisi ci impone di varare riforme per rilanciare l'economia, solo così potremo creare le condizioni per nuovi posti di lavoro per i giovani, sottraendoli alla tentazione di diventare reclute della malavita. Cosi possiamo ricordare Falcone e la sua scorta, compiendo il nostro dovere". Lo ha detto il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, intervenendo nella "Giornata della Memoria e dell'impegno contro le mafie" che si tiene a palazzo dei Normanni, con la partecipazione di 120 studenti delle scuola siciliane. Per l'occasione é stata inaugurata nel loggiato parlamentare la mostra fotografica dell'agenzia di stampa Ansa, dedicata a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino, alla presenza del presidente del Senato, Pietro Grasso.


In Aula tra gli scranni gli studenti del convitto nazionale Giovanni Falcone, dei licei di Palermo Meli, Vittorio Emanuele, Cassará e Dolci e dell'istituto comprensivo messinese Mazzini-Gallo. Rispondendo alle domande dei ragazzi, Grasso ha detto: "La parola trattativa esiste già agli atti processuali. Dopo le stragi la mafia va ricordata con le immagini di violenza cieca, va ricordata quando ha sequestrato per due anni un bambino e lo ha strangolato e sciolto nell'acido. Dopo quelle stragi alcune parti dello Stato hanno ammesso di aver cercato di far cessare tutto questo ma le stragi continuarono e fecero altre morti. Il tentativo quindi non riuscì. Per i mafiosi le stragi erano un tentativo di ricattare lo Stato per ottenere leggi piú favorevoli. Bisogna adesso vedere con i processi in corso quanto, parti dello Stato, abbiano ampliato la trattativa facendo concessioni. Ma con la mafia non si può trattare mai o si rimane avvinghiati in questo rapporto e non si esce più". Poi sulla corruzione: "É uno dei mali peggiori del nostro secolo. Tangentopoli ha prodotto cambiamenti nelle strutture della politica ma mai eliminato questo fenomeno. Ci sono dei reati collegati che va no repressi con nuove leggi. Poi va fatta emergere la corruzione: ma quando corrotto e corruttore sono puniti con la stessa pena é difficile che uno denunci. Quindi servono altri strumenti, come le intercettazioni o le testimonianze dei collaboratori di giustizia. Anche la mafia ricorre alla corruzione, si infiltra nelle attività economiche".


GRASSO SULL'EXPO. Grasso ha risposto anche a una domanda sull'Expo: "Avevamo provato a creare dei filtri, anche quando ero procuratore antimafia. Nel fare questo si é bloccata la criminalità ma si é scoperto che erano i soliti faccendieri a spartirsi gli appalti. Questo dá l'esatta misura di come la corruzione sia ancora presente e di come esistano questi comitati d'affari contro i quali bisogna fare qualcosa. Non solo le indagini, occorre un'attività preventiva che possa garantire trasparenza, competenza e professionalità".

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