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Governo, ecco la squadra di Renzi: sono 62 tra ministri, vice e sottosegretari

ROMA. Sessantadue componenti: 16  ministri, 9 vice e 35 sottosegretari. Dopo giorni di intense  trattative, strette tra le pressioni dei partiti di maggioranza  e l'esigenza di trovare contrappesi politici e tecnici ai  ministri di riferimento, Matteo Renzi ha completato il team che  segnerà l'era del 'rottamatorè, con una squadra di viceministri  e sottosegretari che, al pari di quella ministeriale, certifica  la prevalenza del Pd senza, però, intaccare i delicati equilibri  della maggioranza. Equilibri in nome dei quali il governo sembra  aver dovuto 'sacrificarè la quota destinata alle donne, che nel  'sottogovernò saranno solo nove.     L'esecutivo Renzi avrà meno ministri e più sottosegretari  rispetto ai 21 titolari di dicasteri e 40 viceministri e  sottosegretari del governo Letta, ma comunque uno in più  rispetto al suo predecessore se si calcola la squadra nel suo  totale.    


Alla fine il Pd ha incassato 24 tra viceministri e  sottosegretari (più uno andato al socialista Nencini), seguito  da Ncd, con 9 elementi, e da Per l'Italia, che ha ottenuto 4  nomine al pari di Scelta Civica.  Nonostante i numerosi confermati, a Palazzo Chigi la squadra  è quasi totalmente cambiata: oltre a Graziano Delrio, saranno  sottosegretari il renziano della prima ora Luca Lotti  (all'Editoria), e Sandro Gozi (Pd), che avrà la delega agli  Affari Ue, mentre ai Servizi resta Marco Minniti. All'Economia  sono stati confermati Luigi Casero (Ncd) come viceministro e  Pier Paolo Baretta, affiancati ora da un nuovo viceministro, il  veltroniano Enrico Morando e due sottosegretari: il dem Giovanni  Legnini - che era all'Editoria - ed Enrico Zanetti (Sc). Conferme anche alla Farnesina, dove al viceministro Lapo  Pistelli (Pd) e al sottosegretario Mario Giro (Pi) si aggiunge  Benedetto Della Vedova (Sc).     


Pressochè invariata la squadra che accompegnerà Angelino  Alfano all'Interno - con le conferme di Filippo Bubbico (Pd),  Giampiero Bocci (Pd) e Domenico Manzione (tecnico) mentre alla  Giustizia fa il suo ingresso, da viceministro, Enrico Costa  (Ncd), affiancato dal confermato Cosimo Ferri (ex consigliere  del Csm). Rivoluzionata la squadra al Ministero del Lavoro, che  avrà ben tre elementi dem e l'alfaniano Massimo Cassano. Altri  due renziani 'doc, Angelo Rughetti e Roberto Reggi, entrano alla  Pa e Semplificazione e all'Istruzione mentre i 'giovani turchì  possono contare su Silvia Velo all'Ambiente. Nel governo - alla  Salute - anche il lettiano Vito De Filippo, che alle elezioni  politiche era stato escluso dalla lista della sua regione, la  Basilicata. Esce il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca ed  entra, invece, il sannita Umberto Del Basso De Caro (come vice  di Maurizio Lupi), tra i principali accusatori in Aula dell'ex  ministro Nunzia De Girolamo per il caso della gestione dell'Asl  di Benevento.    


Ma i 'casi particolarì della squadra, non finiscono qui. La  sarda Francesca Barracciu, neosottosegretario alla Cultura,  sebbene vittoriosa alla primarie si era ritirata dalle  competizione elettorale in quanto indagata per peculato per il  caso delle 'spese pazzè dei fondi ai gruppo regionali. Alle  urne, alla fine, aveva vinto il suo sostituto Francesco  Pigliaru. L'alfaniano Antonio Gentile, ora alle Infrastrutture,  è invece coinvolto nelle indagini relative alla mancata uscita  del giornale una decina di giorni fa «L'Ora della Calabria» che  secondo il suo direttore, era finalizzata ad impedire la  pubblicazione di un'inchiesta sul figlio del senatore Ncd  Antonio Gentile. Tutti casi ai quali si aggiunge la truppa degli  scontenti: primo fra tutti il dem Emanuele Fiano, dato per  favorito. «Impossibile delle volte continuare a credere nel  proprio lavoro», è stata la polemica postilla del deputato alla  sua esclusione.  

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