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Riforma delle Province a passo di lumaca tra imboscate e bagarre all'Ars

PALERMO. Voto segreto su ogni emendamento, ostruzionismo, blitz e sgambetti. All'Ars la riforma delle Province procede a passo di lumaca, con un solo articolo approvato finora. Per il governo Crocetta sala d'Ercole è diventato un Vietnam, il pericolo d'imboscata si nasconde dietro ad ogni norma del disegno di legge che i franchi tiratori della maggioranza sono pronti a impallinare alla prima occasione. È accaduto con l'emendamento di Forza Italia che ha azzoppato le città metropolitane ed è accaduto ieri sera con un altro emendamento dei 5stelle che ha introdotto il referendum confermativo per l'adesione o meno dei comuni ai nuovi Liberi Consorzi che si potranno aggiungeranno ai nove corrispondenti alle attuali Province. La maggioranza è in ambasce, i capigruppi non riescono a 'tenerè i propri deputati e i tentativi di compattare la coalizione si squagliano di fronte alle dinamiche parlamentari. Neppure la voce grossa del governatore Rosario Crocetta, che ieri al vertice di maggioranza ha avvertito che o si fa la riforma o tutti a casa, ha fatto presa sugli alleati malpancisti. Il testo non piace alle fronde di deputati che si annidano nel Pd, nell'Udc e anche nei Drs. L'intesa raggiunta al Nazareno da Faraone e D'Alia non esiste più, crollata sotto i colpi del voto segreto, con i falchi della coalizione pronti a sfruttare le mosse del centrodestra e dei grillini per mostrare i muscoli. E finora ci sono riusciti. Per uscire dall'impasse il capogruppo del Pid-Fi, Toto Cordaro, ieri ha teso la mano al governo, mettendo sul tavolo delle trattativa il voto diretto dei presidenti dei Liberi Consorzi, in cambio stop a ostruzionismo e ritiro di tutti gli emendamenti. Crocetta s'è detto disponibile a trattare, ma su questo terreno alcuni componenti della maggioranza, a cominciare da Lino Leanza (Art.4) non vogliono cedere. Ma la proposta, comunque, sta facendo breccia. Tant'è che il presidente della commissione Affari istitutzionali, Antonello Cracolici, ieri s'era spinto, in modo un pò irrituale, a proporre l'introduzione del voto diretto dei presidenti nello statuto dei Liberi consorzi, ognuno dei quali avrebbe deciso se procedere o meno all'elezione diretta. Proposta però subito ritirata in aula al primo sussulto proveniente dai banchi della maggioranza. L'elezione diretta è contenuta tra l'altro in un emdandamento di alcuni deputati del Pd (Giuseppe Lupo, Mario Alloro, Franco Rinaldi, Anthony Barbagallo) che hanno confermato la norma nonostante il capogruppo Baldo Gucciardi abbia chiesto ai propri parlamentari di ritirare tutti gli emendamenti. oggi pomeriggio nuovo round, in aula alle 16.

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