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Senatori silurati, espulsi e denunce: in Sicilia è caos tra i «grillini»

È guerra aperta nel Movimento: Campanella e Bocchino espulsi. Sullo sfondo una diatriba nata durante le elezioni a Palermo

PALERMO. È guerra aperta nel Movimento Cinque Stelle di Palermo. Ieri l’ultimo atto, col gruppo che ha «silurato» i senatori Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino per le loro «idee contrastanti con gli ideali del M5S». Ma dietro allo scontro c’è una faida interna che sta lacerando i grillini nell’Isola, tra denunce in Procura e attivisti espulsi che adesso chiedono l’intervento del leader Beppe Grillo.
Dietro alla diatriba ci sarebbe persino un esposto su centinaia di firme che sarebbero state falsificate per le amministrative del 2012 a Palermo, quando i Cinque stelle candidarono a sindaco Riccardo Nuti. Alcuni attivisti in sostanza avrebbero denunciato anomalie alla Digos indicando i nomi di altri esponenti del movimento e scatenando uno scontro che è culminato con otto espulsioni. «Ma l’assemblea si era espressa contro sanzioni ed espulsioni – ha scritto sul web Salvatore Lanzafame – il gruppo però ha scavalcato la decisione. Qualcuno vuole fare terra bruciata per avere più possibilità alle elezioni». Secca la replica dei dirigenti palermitani: «Il Meet up è gestito dai proprietari – scrive Francesco Menallo – o vai d’accordo con loro o si cambia casa. L’assemblea è un organo inesistente finché non è organizzata in uno statuto. I matrimoni finiscono anche per decisione di un coniuge». E Samanta Busalacchi, alle dipendenze del gruppo all’Ars e attivista del movimento palermitano, ha spiegato in un incontro che «la denuncia alla Digos non c’entra, ci sono stati mesi di mancanza di educazione. Grazie agli attivisti bannati ho ricevuto messaggi quasi di minaccia».
Ieri l’ultimo atto dello scontro. Il Movimento Cinque Stelle di Palermo con una nota pubblicata sul sito www.palermo5stelle.it ha «silurato» i senatori Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino per essersi posti «al di fuori delle logiche e dei principi del M5S», precisando che «tra le rivendicazioni più insistenti vi è senz’altro la necessità da parte del M5S di doversi aprire all’accordo con altre forze politiche». Campanella avrebbe preso le difese degli autori dell’esposto. E sulla propria pagina Facebook, Campanella ha replicato sostenendo che si tratta dell’iniziativa di «un gruppo di una quindicina di attivisti, tra i quali i gestori degli strumenti di comunicazione del gruppo, vicini ad alcuni colleghi della Camera, che hanno diffuso la propria posizione con un colpo di mano, pur consapevoli della propria condizione di minoranza». Campanella ha poi auspicato nella «ricostituzione dell’ordine all’interno nei gruppi palermitani», rimarcando il caos che sta lacerando il movimento nel capoluogo. Ma i deputati dell’Ars ieri non hanno preso posizione ufficiale limitandosi, come nel caso di Claudia La Rocca, a condividere sul web l’atto d’accusa del MeetUp di Palermo. Il caso, insomma, è ancora aperto.

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