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Regione e Ars, 509 pensionati d’oro: oltre 200 mila euro a 67 ex burocrati

Un segretario generale può arrivare a 12.300 euro mensili di quiescenza. I grillini: modificare le norme

PALERMO. Sono 196 i pensionati d’oro dell’Ars e ben 51 incassano ogni anno un assegno di quiescenza superiore ai 200 mila euro lordi. Mentre alla Regione sono 313 gli ex burocrati con super pensioni: in 16 casi sopra i 200 mila euro. Eccola la fotografia dei Paperoni della burocrazia, scattata dai deputati grillini su dati ufficiali dell’amministrazione.

Le pensioni superiori a 200 mila euro costano alla Regione circa 4,8 milioni all’anno. Anche se vanno aggiunti i pensionati che non arrivano a quota 200 mila ma superano ugualmente il tetto dei 150 mila: sono 45 e costano mediamente altri 9 milioni all’anno. In particolare, secondo i dati forniti ai grillini dal Fondo pensioni della Regione, 22 ex dipendenti hanno un assegno di quiescenza compreso fra i 190 mila e i 200 mila euro annui, in 9 arrivano un po’ sotto questa soglia e si attestano fra i 180 mila e i 190 mila euro all’anno. Tre soltanto sono gli ex dirigenti che guadagnano fra 170 mila e 180 mila euro annui mentre altri 5 si attestano un po’ sopra i 160 mila e in sei superano di poco i 150 mila annui.

Appartiene storicamente alla categoria dei pensionati d’oro Felice Crosta che per anni è stato considerato il più ricco d’Italia: almeno fino a quando la Corte dei Conti non ha sentenziato che la sua pensione da oltre 500 mila euro all’anno era da ridimensionare. Ora l’ex dirigente dell’Agenzia dei rifiuti sta perfino restituendo l’extra.

Va detto, infine, che alla Regione ci sono anche 252 ex dipendenti che hanno una pensione compresa fra i 90 mila e i 150 mila euro annui. Ma le cifre maggiori sono tutte nel Parlamento siciliano. È lì che secondo i dati ufficiali forniti ai grillini stanno i più ricchi ex burocrati: in 51 incassano più di 200 mila euro e costano circa 15 milioni all’anno. Altri due sono i pensionati che incasano fra 190 mila e 200 mila euro annui e in 19 si attestano fra 150 mila e 190 mila. Altri 126 sono i pensionati nella gascia fra 90 mila e 150 mila euro annui.

Secondo i dati ufficiali dell’Ars, un segretario generale che lascia gli uffici con 35 anni di anzianità può arrivare a una pensione netta di quasi 12.300 euro mensili mentre un consigliere parlamentare con la stessa anzianità di servizio arriva a poco più di 9.500 euro al mese e uno stenografo parlamentare può incassare fino a 6.324 euro netti. Non a caso in occasione di tutti i pensionamenti dei segretari generali scoppia la polemica sul Tfr d’oro: è successo anche qualche mese fa, quando Giovanni Tomasello ha lasciato Palazzo dei Normanni con una liquidazione compresa fra il milione e il milione e mezzo più l’assegno mensile.
Cifre che adesso i grillini vogliono utilizzare per modificare un disegno di legge che sta già faticando parecchio a marciare all’Ars, quello che prevede un prestito da un miliardo per pagare i debiti verso le imprese. «Prestito da restiuire - ricordano Giancarlo Cancelleri e Giorgio Ciaccio - sfruttando le maxi aliquote che i siciliani pagano per le addizionali Irpef e l’Irap. Invece noi proponiamo di applicare una riduzione di queste pensioni accantonando le somme in un fondo che servirà a coprire le rate del prestito. Secondo i nostri calcoli si potrebbe risparmiare fra 30 e 40 milioni». In realtà anche lo Stato ha pensato a una trattenuta su queste pensioni, nella legge di Stabilità al voto in questi giorni ci sono varie proposte che puntano a un contributo di solidarietà che oscilla fra il 6 e il 12% da applicare alle pensioni d’oro nella parte eccedente i 90 mila euro. Una norma che la Regione potrebbe recepire nella propria Finanziaria che ieri ha iniziato il suo cammino in giunta.

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