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Napolitano-Pdl: scontro aperto in Parlamento

ROMA.  Scontro aperto fra il presidente della Repubblica e i parlamentari del Pdl. Un acceso dibattito iniziato stamattina, dopo che Napolitano ha commentato le dichiarazioni di alcuni deputati del Pdl di dimettersi in massa come forma di protesta alla sentenza Berlusconi.  "L'orientamento assunto ieri sera dall'Assemblea dei gruppi parlamentari del PdL – queste le prime parole del capo dello Stato - non è formalizzato in un documento conclusivo reso pubblico e portato a conoscenza dei Presidenti delle Camere e del Presidente della Repubblica. Ma non posso egualmente che definire inquietante l'annuncio di dimissioni in massa dal Parlamento - ovvero di dimissioni individuali, le sole presentabili - di tutti gli eletti nel Pdl. Ciò configurerebbe infatti l'intento, o produrrebbe l'effetto, di colpire alla radice la funzionalità delle Camere".
"Non meno inquietante - aggiunge Napolitano - sarebbe il proposito di compiere tale gesto al fine di esercitare un'estrema pressione su di me per uno scioglimento delle Camere". "C'è ancora tempo – continua Napolitano - e mi auguro se ne faccia buon uso per trovare il modo di esprimere, se è questa la volontà dei parlamentari del PdL – dice fra parentesi Giorgio Napolitano -  la loro vicinanza politica e umana al Presidente del Pdl, senza mettere in causa il pieno svolgimento delle funzioni dei due rami del Parlamento".   
"Non occorre poi neppure rilevare la gravità e assurdità - conclude - dell'evocare un "colpo di Stato" o una "operazione eversiva" in atto contro il leader del PdL. L'applicazione di una sentenza di condanna definitiva, inflitta secondo le norme del nostro ordinamento giuridico per fatti specifici di violazione della legge, è dato costitutivo di qualsiasi Stato di diritto in Europa, così come lo è la non interferenza del Capo dello Stato o del Primo Ministro in decisioni indipendenti dell'autorità giudiziaria".
Una querelle che è andata avanti, oltre che con le parole, anche con dimostrazioni da parte dei deputati Pdl,  che dopo le dichiarazioni del capo dello Stato hanno consegnato le lettere firmate di dimissioni  al capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta. Stessa cosa al Senato, dove 87 senatori su 91 hanno rassegnato le proprie dimissioni firmate al loro capogruppo Renato Schifano.
I due capigruppo del Pdl hanno prontamente risposto al presidente della Repubblica: "La definizione di 'colpo di Stato' e di 'operazione eversiva' non è 'inquietante' ma è invece assolutamente realistica e pienamente condivisibile".

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