PALERMO. Le sabbie mobili in cui è finito il piano per tagliare gli stipendi dei deputati all’Ars bloccano anche la riduzione dei finanziamenti ai gruppi politici, che dovrebbero scendere da circa 2 milioni e 600 mila euro annui a 700 mila. È un altro tassello dello scontro che ha infiammato il Parlamento nelle prime 48 ore di ripresa dell’attività dopo la pausa estiva.
Spaccata la commissione, col Pd e i grillini contro gli altri partiti. Resta la necessità di ridurre gli attuali stipendi da 11.780 euro netti più bonus (che vanno da 522 a 3.244 euro mensili): l’obiettivo è arrivare a 11.100 euro lordi al mese che salirebbero a 13.300 solo per il presidente della Regione e dell’Ars. Obiettivo che da 4 mesi viene fallito. Difficile anche regolamentare il taglio dei contributi ai partiti. Oggi ogni gruppo riceve 2.400 euro al mese per deputato: significa che i partiti si dividono una torta annuale da 2 milioni e 592 mila euro. «Ma la proposta sul tavolo - spiega il capogruppo del Pd, Baldo Gucciardi - prevede che si scenda a 5 mila euro all’anno per deputato più 250 mila euro annui che dovranno dividersi tutti i partiti presenti all’Ars».
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Ars, stop pure ai tagli dei fondi per i partiti
Stallo in commissione sulla riduzione dei costi della politica. I gruppi: il Parlamento paghi le spese degli uffic
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