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Stipendi dei deputati, nuovo stop all'Ars Ardizzone: da gennaio buste paga tagliate

PALERMO. Si ferma di nuovo il taglio dello stipendio dei deputati regionali. In un clima da tutti contro tutti ieri è finito nelle secche il progetto di ridurre gli attuali stipendi a 11.100 euro lordi mensili, che al netto dovrebbero oscillare fra i 6 mila e i 9 mila. In questo momento dunque i 90 onorevoli mantengono gli 11.781 euro netti al mese (esclusi i bonus che possono valere fra i 522 e i 3.244 euro lordi al mese). Ma per il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, «da gennaio le buste paga saranno comunque tagliate».
E ieri Antonello Cracolici si è dimesso da presidente della commissione regionale per la spending review.L'organismo parlamentare è stato istituito dalla Presidenza dell'Assemblea regionale per recepire il decreto Monti sui tagli ai costi della politica, che dovranno essere approvati entro fine anno. 
Cracolici ha deciso di dimettersi dopo avere constatato resistenze da parte di componenti della commissione ad adottare alcune delle misure di contenimento della spesa previste nel decreto. La commissione si era riunita stamani a Palazzo dei Normanni.
«La commissione è nata con lo scopo di recepire con legge disposizioni ben precise sui tagli alla spesa - dice Cracolici - ma nonostante il dialogo e il continuo confronto che ho portato avanti con tutte le forze parlamentari, c'era chi sottotraccia tentava in ogni modo di ostacolare e rallentare i lavori: un atteggiamento inaccettabile, che non sono stato più disposto a tollerare».


M5S: “LA CASTA NON VUOLE RINUNCIARE AI PRIVILEGI”. “Non c'è nulla da fare, se ci sono di mezzo i loro stipendi i deputati di Sala d'Ercole non vogliono sentire ragioni”.
Il gruppo parlamentare del Movimento Cinque Stelle a palazzo dei Normanni  è molto critico nei confronti dei deputati degli altri partiti, dopo le dimissioni di Cracolici dalla presidenza della commissione per l'applicazione del decreto Monti.
“Oggi – afferma Francesco  Cappello - abbiamo assistito all'ennesima dimostrazione di come il parlamento siciliano, debitamente rappresentato da tutte le forze politiche nella  commissione speciale istituita ad hoc per l'applicazione del decreto Monti, in tema di riduzione degli emolumenti sia completamente sordo. E La dimostrazione sta nel fatto che la commissione perde il vertice, dopo che non era riuscita a portare a termine il suo incarico entro il 14 agosto, cosa che ha costretto a prorogarne i lavori”.
Per il Movimento 5 Stelle si è persa un'occasione per riabilitarsi davanti alla gente, andando anche oltre al decreto Monti facendo leva sulle prerogative messe a disposizione dallo Statuto.
“Avremmo potuto proporci – afferma Cappello -  come la Regione più virtuosa d'Italia.  E invece qui si continua a fare melina e a perdere tempo, nascondendosi  dietro alla foglia di fico della salvaguardia dello Statuto per non rinunciare a privilegi consolidati.  A mascherare la volontà di non adempiere a quanto prescritto dalla norma nazionale vi è infatti la continua invocazione della specialità del nostro Statuto da salvaguardare e l'impossibilità, da parte dei deputati, di trovare un momento di sintesi tra le disposizioni del decreto Monti e la legge che dal '65 regola l'ammontare degli emolumenti dei deputati siciliani”.


CRACOLI: "MIE DIMISSIONI CONTRO TRACCHEGGIAMENTO". «Mi sono dimesso dalla presidenza  della commissione spending review per dire no al  traccheggiamento. Non potevo più mettere la faccia di fronte a  ulteriori rinvii di qualunque decisione: il mio disegno di  legge, tra l'altro, era stato condiviso dai componenti  dell'ufficio di presidenza dell'Udc, del M5S e del Pdl.  All'improvviso, ieri, ognuno per ragioni che mi sfuggono, ma  l'esito è il traccheggiamento, ha cambiato idea». Lo dice in  conferenza stampa a Palazzo dei Normanni il deputato Antonello  Cracolici (Pd) che ieri si è dimesso da presidente della  commissione istituita per recepire il decreto Monti che  interviene sui costi della politica e che è già in vigore nelle  altre Regioni. 

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