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Province una legge in 3 punti per abolirle

ROMA. Arriva il sì del Consiglio dei ministri al disegno di legge costituzionale di abolizione delle province. Dopo la decisione della Consulta, che ha bocciato la riforma, il governo è stato costretto a presentare un provvedimento specifico composto di soli tre articoli. Il primo annuncia semplicemente l’abolizione delle province, nel secondo contenuti i rinvii di diversi passaggi costituzionali in cui si citano tali enti e il terzo prevede che ci sia tempo fino a sei mesi dall’entrata in vigore del ddl per la soppressione definitiva delle province. «Ci sentiamo vincolati all’impegno – ha spiegato il presidente del Consiglio Enrico Letta -. Abbiamo abrogato il termine province da tutti gli articoli della Costituzione. Speriamo che il Parlamento approvi il ddl nel più breve tempo possibile». Poi il numero uno del governo ha precisato che l’obiettivo principale è «salvaguardare i lavoratori» delle province e «le funzioni» di questi enti abrogati con il ddl costituzionale. Per il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, il testo «consente di uscire da un policentrismo anarchico». «Non è un provvedimento ad hoc né è un accanimento terapeutico verso le province», ma consente «di intervenire con una legge per riorganizzare gli enti territoriali. Ci siamo posti un’esigenza di Governo», in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza della Consulta.  
L’ipotesi avanzata dall’esecutivo, tuttavia, ha subito trovato l’opposizione dell’Upi, l’Unione delle Province d’Italia, che per bocca del suo presidente, Antonio Saitta, definisce «inaccettabile» un provvedimento di questo tipo: «Tutto ciò conferma - spiega stizzito - che la politica non vuole riformarsi».

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