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Primarie Pdl, Alfano: "Nessuna marcia indietro"

Il segretario del partito a colloquio con Berlusconi per cinque ore: "Abbiamo ribadito la nostra opinione favorevole, c'è grande unità. La data? Rimane fissata al 16 dicembre". Sulla candidatura del Cavaliere: "E' una scelta sua"

ARCORE. Ennesimo colpo di teatro nel Pdl:  sulle primarie - assicura Angelino Alfano dopo quasi cinque ore  di vertice con Silvio Berlusconi, Gianni Letta e Denis Verdini  ad Arcore - non c'è «nessuna marcia indietro». Anche se,  precisa subito il segretario, il Cavaliere non ha ancora sciolto  i dubbi nè sul suo futuro, nè sull'opportunità di tornare a  Forza Italia con conseguente scissione degli ex An. Intanto si  surriscalda il clima intorno al governo sulla data del voto  regionale e nazionale: il partito di via dell'Umiltà preme per  l'election day a febbraio, arrivando a minacciare la crisi di  governo pur di non 'spezzettarè le urne. A dirlo senza lasciare  adito ad interpretazioni è lo stesso Alfano che dice: o c'è un «rimedio immediato» a favore  dell'election day, o non posso escludere che il Pdl apra una  crisi di governo.  «È inaccettabile - dice infatti il  segretario Pdl - che si voti in alcune grandi regioni italiane  poche settimane prima che si voti alle politiche bruciando  centinaia di milioni di euro».     Ad Arcore, però, si è discusso soprattutto del futuro del  partito. Ma, dopo tante giravolte, la cautela resta massima.  Tanto che Giorgia Meloni, pur rallegrandosi dell'annuncio  dell'ex Guardasigilli, prudentemente avverte: se così non fosse  ci sarà una mobilitazione il 16 dicembre. Mentre fra avversari  ed ex alleati prevale il sarcasmo: «Berlusconi ha detto che non  si candidata alle primarie? Ah sì? A che ora l'ha detto?»,  ironizza Pier Luigi Bersani. «Lo vedrei bene sulla panchina del  Milan», ci scherza sù Roberto Maroni.     

Al vertice di Arcore - che in tanti descrivono come «molto  teso» - «abbiamo ribadito la nostra favorevole opinione  relativamente alle primarie», dice Alfano lasciando la  residenza di Berlusconi. Al quale il segretario dice di aver  ribadito la sua «ferma opinione» sulla necessità che il  partito resti unito. Trovando, assicura, la «grande  disponibilità» del Cavaliere, pur se temperata dall'esigenza  di «rinnovamento che lo ha spinto a considerare anche altre  ipotesi». Quanto alle primarie, aggiunge, «le abbiamo fissate  per il 16 di dicembre» e oggi «non Š avvenuta nessuna marcia  in dietro».      Alfano stesso però è costretto ad ammettere che l'ex  premier non ha ancora sciolto la riserva sul suo futuro e sulla  nascita di un nuovo soggetto politico. «È una scelta che  spetta a lui, ma non me l'ha manifestata formalmente». Comunque  «se ci saranno decisioni in questo senso sarà  lui a   comunicarlo». Quanto all'ipotesi di una nuova Forza Italia, il  segretario riconosce che durante l'incontro si è parlato di  «varie ipotesi», compresa la «costruzione di un nuovo  movimento». Ma riferisce anche di aver manifestato la sua  contrarietà a eventuali scissioni: «Ho fatto presente che la  cosa più giusta da fare è stare uniti perch‚ uniti è più facile  vincere, anche cambiando il nome, se serve».    

 Nel chiuso del salotto di Arcore - racconta chi ha parlato  con Alfano - il segretario ha fatto chiaramente capire di non  voler «mollare» sull'idea di salvare l'attuale partito,  ventilando l'ipotesi, pur di «non perdere la faccia», di  proseguire anche da solo qualora l'ex premier insistesse con  l'idea di ritornare a Fi. In questo, spiegano parlamentari  vicini al segretario, forte della convinzione che i sondaggi del  nuovo soggetto politico non sono  quelli sperati da Berlusconi.  Altrimenti sarebbe già tornato a Fi, è il ragionamento di un  deputato pidiellino. Ma è chiaro che Berlusconi non intende  rinunciare al suo progetto, come ha detto esplicitamente al  segretario, pur volendo tenere ancora celate le sue carte. In  tanti raccontano che non sono mancati i momenti di scontro fra  il 'delfinò e il Cavaliere. Sulle primarie Alfano riesce a  convincere l'ex premier a non 'sconvocarlè, suggerendo magari  di spostare la data vista le difficoltà organizzative, ma nulla  di più. E così la kermesse resta decisamente in forse.     

Ma il futuro del Pdl non è l'unico tema che ha dominato il  confronto di Arcore: si è molto discusso anche di election day.  Il segretario, uscendo, si è detto pronto a «dare battaglia»  se il governo dovesse accettare la «follia» di non raggruppare  a febbraio tutte le competizioni elettorali (politiche, Molise e  Lombardia) con le urne del Lazio. Sandro Bondi va oltre,  minacciando «gravi conseguenze» - cioè la crisi di governo -  qualora l'Esecutivo qualora Monti restasse sordo alle richieste  arrivate da Arcore.  .

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