PALERMO. Lotta alla mafia, lavoro, pieno utilizzo dei fondi europei, stop agli sprechi della politica e insistere sul nuovo modello nei rapporti tra partiti e società, mandando in soffitta la logica dell'apparato. I fan di Matteo Renzi indicano in questi temi la chiave per il cambio di marcia che potrebbe far aumentare il consenso del «rottamatore» in Sicilia, dove al primo turno delle primarie del centrosinistra ha ottenuto il 29,99% delle preferenze contro il 51,9% di Bersani, una forbice di ben 21,99 punti. Ma c'è chi, come tra i vendoliani, la considera una 'mission impossibilè, pur riconoscendo al sindaco di Firenze la volontà di fare presa a sinistra, come quando in occasione del faccia a faccia con Bersani ha tirato in ballo l'alleanza nell'isola tra Pd e Udc che sostiene il governo di Rosario Crocetta, osteggiato da Sel.
«In Sicilia la crisi è più profonda che nel resto d'Italia, gli slogan di Renzi non fanno presa», sostiene Erasmo Palazzotto, giovane segretario di Sel, schierato con Bersani dopo la sconfitta di Vendola. «Non basta ricordare l'alleanza tra Udc e Pd per convincere la nostra base - dice - La sua proposta è vecchia e in Sicilia il Movimento Cinque Stelle ha assorbito, alle regionali di ottobre, il malcontento di una parte del centrosinistra, la stessa su cui Renzi ha cercato di costruire il suo consenso». Per Palazzotto, che ricorda i 22 mila voti ottenuti da Vendola al primo turno, «Renzi al ballottaggio, almeno nell'isola, perderà ulteriore terreno rispetto a Bersani». Crede nel recupero, invece, Serena Potenza, giovane consigliere di circoscrizione del Pd a Palermo, che suggerisce al sindaco di Firenze di battere il tasto «della lotta agli sprechi della politica, perchè è un tema che sta a cuore ai siciliani, stanchi di un sistema che per tanti anni ha costruito le proprie fortune sulle spalle del popolo, che non ne può più di privilegi e caste». Poi c'è la questione della lotta alla mafia.
«Siamo molto sensibili all'appello fatto da Saviano e don Ciotti, è vero al primo turno se ne è parlato poco», afferma Davide Faraone, coordinatore dei comitati Renzi nell'isola. Faraone punta sul nuovo modello di rapporti tra partito e società, «in una Sicilia dove l'apparato tenta di resistere al cambiamento invocato dalla gente, come dimostra l'astensionismo schizzato al 53% alle ultime elezioni». Quindi ritiene utile concentrarsi sui temi economici. 'Ne ho parlato con Renzi - continua - la Sicilia è in una condizione disastrosa, e bisogna ribaltare il concetto dell'assistenza, per questo denunciamo lo sperpero dei fondi comunitari, il cui pieno utilizzo rappresenta un'occasione per il rilancio della nostra Regione. Ma Per Fabio Teresi, 37 anni, consigliere di circoscrizione del Pd, "la differenza tra Bersani e Renzi sta nella credibilità". "Bersani ha messo la faccia alle elezioni regionali, Renzi non è mai venuto - afferma - Siamo stanchi del grillismo e del renzismo: come dice Bersani, la politica è una cosa seria".
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